Nuovo sistema del servizio di emergenza-urgenza (118) e carenze di medici nei reparti. Sono questi i due temi che tengono ancora la sanità pugliese al centro delle polemiche e dell’agenda politica. Sul primo punto, come noto, le opposizioni in consiglio regionale sono sul piede di guerra. «Dopo mesi di discussione in Commissione Sanità sull’istituzione dell’Areu, l’Agenzia regionale per l’Emergenza – Urgenza, apprendiamo che abbiamo solo perso tempo ed Emiliano – denuncia Marco Galante (M5S) – con la schizofrenia che contraddistingue il suo mandato, ha deciso di cestinare il ddl votato lo scorso gennaio per affidare la gestione delle postazioni del 118 a Sanitaservice. Il motivo? Avrebbe comportato una spesa eccessiva, come avevamo più volte segnalato in Commissione». A detta del pentastellato, «mentre Emiliano continuava a prendere tempo e a rassicurare sulla possibilità d’internalizzare tutto il personale del 118, senza ovviamente fornire alcun atto che potesse confermarlo» in consiglio si discuteva (inutilmente) del progetto, ora dirottato sulle Sanitaservice. «Emiliano venga in Commissione assieme al direttore del Dipartimento Salute, Montanaro, a spiegare come mai ci si sia resi conto solo ora dei costi della nuova Agenzia». Una riforma va fatta, aggiunge, perché «siamo consapevoli della necessità di interconnessione tra i territori, di superare il “finto volontariato”, e di regolarizzare autisti soccorritori, ma l’Agenzia voluta e poi abbandonata da Emiliano non era il modello giusto». L’allarme sul disorientamento nella riforma del 118 fa il paio con la denuncia di un altro consigliere regionale pentastellato, Mario Conca, a proposito della carenza di personale medico. «Entro pochi mesi, se la situazione non cambia, due anestesisti dell’ospedale della Murgia andranno via per le condizioni di lavoro troppo stressanti. Nell’entroterra ne servirebbero almeno cinque o sei in più per garantire il funzionamento della chirurgia in elezione, della rianimazione, della sala operatoria e dei trasferimenti, invece – spiega – pochi professionisti devono sopperire al lavoro di tanti. I frequenti trasferimenti allungano le giornate di lavoro dei rianimatori, che spesso devono assistere pazienti in transito poco prima della fine del turno, allungando di altre cinque ore la giornata lavorativa. Un modus operandi – spiega il consigliere – che, oltre a compromettere vita familiare e socialità, fa sì che gli ospedali periferici non siano particolarmente attrattivi per gli anestesisti e quindi sempre sotto organico. Avere pochi anestesisti significa poter eseguire pochi interventi e tempi di attesa infiniti, con la conseguente mobilità intra ed extraregionale crescente. Da quanto mi segnalano, infatti, all’ospedale della Murgia, l’attesa che intercorre tra la visita e l’intervento è indefinita». La carenza di anestesisti – incalza Conca – è un problema purtroppo cronico che «nasce dallo scarso numero di posti disponibili nelle scuole di specializzazione. Parliamo di un ruolo da cui dipendono quasi tutte le attività ospedaliere: senza anestesisti si blocca la gestione dell’emergenza urgenza, dell’attività programmata, dalle sale operatorie, delle rianimazioni, dalle sale parto, della terapia del dolore e medicina iperbarica. In Puglia il numero degli anestesisti, ma è così per tutte le specialità, del San Paolo, del Di Venere o del San Giacomo sarà sicuramente superiore rispetto all’Ospedale della Murgia in barba ad una equa distribuzione delle risorse umane. Per questo – conclude il pentastellato – continuerò ad impegnarmi per per chiedere l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza anche nell’entroterra, come prevede l’articolo 32 della nostra Costituzione, per una maggiore sicurezza di medici e pazienti»