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L’economia del turismo in Puglia produce il 13,6% del valore aggiunto totale; crescono le imprese e la occupazione

            “Le previsioni sulla crescita dei flussi turistici sull’internazionalizzazione contenute nel Piano strategico del turismo trovano riscontro nella realtà”ha detto l’assessore Capone “Dal 2015 al 2018 gli arrivi e le presenze in regione sono aumentate del 18% e del12%; la crescita dall’estero è stata del 43% e del 33%.  

            Un turista su quattro è quindi straniero.

            Il tasso d’internazionalizzazione ha raggiunto rispettivamente il 25,6% per gli arrivi e il 23,4% per le presenze.

            Di questo passo la Puglia sta riducendo il gap che la distanziava dalle principali destinazioni d’Europa e del Mediterraneo e con una crescita media annua del 7% punta a raggiungere il 30% d’internazionalizzazione dell’incoming nei prossimi cinque anni.

            D’altronde è sufficiente girare le nostre città che solo cinque anni fa non erano città turistiche ed oggi pullulano di turisti soprattutto stranieri.

            La Puglia è una comunità accogliente e abbiamo un patrimonio magnifico e adesso i turisti cominciano anche a comprarsi casa.

            Questa crescita comporta ulteriori sfide: se si punta sui mercati stranieri e sulla destagionalizzazione si deve puntare anche su una offerta culturale e di eventi tutto l’anno.

            Per questo abbiamo sostenuto eventi in tutta la Puglia e tutto l’anno con il dipartimento cultura, con incentivi non solo sulle strutture ma anche sui contenuti e sugli eventi.

            Oggi servono competenze a servizio nel turismo e bisogna investire nella formazione per un vero salto di qualità, per un turismo che aumenti la spesa diminuendo l’impatto, per dare servizi di qualità.

            I comuni si devono sentire una destinazione turistica e devono fare un piano di commercio, trasporti e artigianato.

            La Regione ha dunque pronta una bozza di legge che interviene e sviluppa proprio le DMO, Destination management organization”.

            Capone ha poi riportato i dati che gli esperti del Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno stimato nella recente ricerca “L’impatto economico del turismo in Puglia”, realizzata per conto di Pugliapromozione e che verrà presentata in autunno, nella quale, per la prima volta, è stato misurato l’impatto economico del settore per imprese, turisti e residenti.  

“L’impatto economico del turismo in Puglia è tangibile.

            L’indotto turistico pugliese ha raggiunto numeri da record: 6,4 miliardi di euro sui consumi finali (12,3% sui consumi finali delle famiglie residenti e non totali del 2017), 8,9 miliardi in termini di valore aggiunto (13,6% del totale valore aggiunto).

           

            Il turismo in Puglia crea un indotto occupazionale in termini di addetti pari a 135.000 addetti (15,4% del totale) coinvolti nella filiera turistica.

            Il totale delle imprese interessate direttamente e indirettamente al turismo sono quasi 52.000 , pari al 13,4% delle imprese attive nel 2018.

            La sfida per gli stakeholder del settore, nei prossimi anni, sarà creare un ecosistema di business turistico, partendo dalle imprese che dimostrino di aver adottato modelli di gestione innovativi e di aver ideato nuove strategie che si adattano al mercato internazionale e al frenetico cambiamento dei comportamenti dei turisti.

           

            Gli investimenti per il turismo stanno funzionando: merito di tanti imprenditori che ci hanno creduto e di una strategia regionale che ha puntato sul lavoro di squadra.

                                  

            La nostra è una ospitalità che fa la differenza: chi viene non si sente un turista ma un cittadino e racconta la sua l’esperienza per cui diventa ambasciatore e vuole ritornare.

            Tutto questo è anche il frutto della promozione di questi ultimi anni che si è specializzata verso mercati target con i voli diretti, oltre che della qualificazione delle nostre strutture ricettive che, anche contando sui nostri incentivi regionali, hanno migliorato l’offerta e potenziato i servizi.

Abbiamo incentivato le strutture ricettive con i programmi Pia, Nidi e Titolo II, per cui abbiamo speso complessivamente 544 milioni: sul settore pubblico siamo andati oltre i restauri di castelli, teatri, palazzi storici, legandoli a progetti di fruizione che qualificano l’offerta.

            Oggi però servono competenze a servizio nel turismo e bisogna investire nella formazione per un vero salto di qualità, per un turismo che aumenti la spesa diminuendo l’impatto, per dare servizi di qualità.

            I comuni che vogliono investire sul turismo devono organizzarsi e lavorare con piani che intervengano a favore dei settori collegati: urbanistica e attività produttive , commercio, artigianato e trasporti”.