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Nel palazzo della cultura della biblioteca comunale di Apricena è stato presentato il nuovo saggio del Professore Paolo Maulucci.

Presente l’assessorato alla cultura con l’ins. Carla Antonacci ,l’ ins. Anna Maria Torell vice presidente alla Provincia, il Dirigente Scolastico Prof. Giuseppe di Scipio con le scuole secondarie di II grado Istituto “Federico II e la scuola Secondaria di I grado Istituto Comprensivo “Torelli Fiorritti”, compresa la giunta di mini sindaci con la moderazione della Dr.ssa Natia Merlino della Biblioteca Comunale ” Nicola Pitta.

Dopo gli interventi di presentazione dell’Ins. Carla Antonacci, dell’Ins Anna Maria Torelli ,dell’ex vice presidente dell’Archeoclub di Apricena Alessandro Specchiulli e di alcuni ragazzi della mini giunta comunale, è iniziata la lunga esposizione del Dr. Maulucci che ha parlato dei risultati degli scavi effettuati nel 1985 nei pressi del palazzo baronale che ha illustrato nel suo ultimo saggio intitolato ” I quaderni di VICATIM ,anno III. n.1. Inanzitutto il Dr. Maulucci ha voluto ringraziare l’ex Sindaco Parisi e il locale Archeoclub che hanno collaborato alla realizzazione degli scavi archeologici, scavi importantissimi di cui ne parla anche il Corriere della sera. Dopo un introduzione della parte tecnica degli scavi il Dr. Maulucci ha illustrato i risultati che hanno messo alla luce l’apparato difensivo della domus stessa, dove Federico II dimorò tantissime volte a partire dal 1223 fino al 1242 e ne trascorse diversi Natali.

Tra le tante sorprese emerse dai risultati degli sicuramente la più importante è stata quella della maschera funeraria che ritrae l’imperatore sul letto di morte, ma il rammarico principale è stato quello di non aver potuto mostrare tutto quello che si era trovato. Dagli scavi sono emersi soprattutto i collegamenti delle acque e il culto presenti nella parte di scavo con il palazzo baronale.

Il fossato e il rinvenimento di due fosse hanno mostrato il sistema di smaltimento e raccoglimento delle acque ,il rinvenimento di ceramiche hanno raccontato la storia del maniero di Federico II. i I saggi successivi ben 10 hanno consentito di conoscere quello che era la cinta muraria su cui sono sovrapposte anche molte costruzioni moderne.

L’Importanza fondamentale è stata la disamina del fossato dove venivano buttato di tutto dal 1200 al diciasettesimo secolo che ha consentito di ricostruire tutta la storia di quei secoli. Piatti, ceramiche, resti di animali ,tra cui l’eccezionale rinvenimento di  una tresena di sfarinamento di cervo, hanno praticamente dimostrato che gli abitanti di quel tempo si dedicavano anche alla caccia di cervi che in quel tempo dovevano essere numerosissimi come di cinghiali, ma anche alla caccia palustre dei vicini laghi. e alla pesca di ostriche e vongole del vicino mare.

Per quanto riguarda la ceramica, ne sono state trovate anche di interessantissime con la testa di serpente provenienti da altri paesi che testimoniavano i rapporti con altri paesi del mediterraneo .Analogie sono state trovate pure con ceramiche rinvenute a Castelpagano.

Altra cosa interessantissima è stato il  rinvenimento del così detto quadrato magico, con un simbolo tris che troviamo normalmente su di una dama ,triplice cinta di tre quadrati rinvenuta anche ad Atene nel Partenone che raffigurerebbe le tre età: fanciulezza, giovinezza e vecchiaia, per alcuni pianta di Atlantide, per i cristiani, Padre Figlio e spirito santo, ma per il Dr. Maulucci era soprattutto la testimonianza di una vista di pellegrini templari al castello, tanto che lo stesso simbolo è stato trovato anche in altri paesi della Puglia coma Devia, Castel Pagano, Casalnuovo Monterotaro, Torremaggiore e Siponto, e veniva trovato soprattutto in corrispondenza di castelli o chiese.

La serata si è conclusa con l’intervista dell’autore ,dell’ex presidente dell’Archeoclub Alessandro Specchiuli ,l’attuale Presidente Michele Violano ,e i propositi di continuare ad approfondire il tema trattato accertatone l’importanza e la consapevolezza che possa ancora rivelarci gradite sorprese e notizie riguardanti il nostro glorioso passato.

Giuseppe Laganella