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14 Gennaio/ SENZA SCONTI

Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Possibilmente senza chiedere sconti.

ROBERTO GERVASO

«Dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio.» Questo monito che san Paolo indi­rizza ai cristiani di Roma (Romani 13,6) sorprende non solo perché pagare le tasse è sempre un atto sgradito, che si cerca spesso di eva­dere, ma anche perché allora era imperatore nientemeno che Nero­ne.

Il senso del dovere civico, soprattutto in Italia, è piuttosto scarso e relega ai margini della morale comune l’altro monito, ben più cele­bre, quello di Gesù che sopra abbiamo evocato con l’aggiunta ironi­ca che a esso ha allegato Roberto Gervaso.

Sì, forse dovrebbero essere più severi i predicatori nel ricordare questo impegno sociale, cercando di schiodare la convinzione radi­cata secondo la quale riuscire a escogitare sconti al tributo da versare a Cesare sia sostanzialmente un’opera meritoria.

Certo, gravissi­ma è la colpa di chi spreca il denaro pubblico o, peggio, ne usa per interessi personali e la storia italiana è, al riguardo, vergognosamen­te esemplare. Ma tutto questo non può essere un alibi per sottrarsi a un impegno di giustizia distributiva, che, come si è visto, ha un fon­damento anche religioso.

Sicuramente aveva ragione lo storico ro­mano Svetonio quando scriveva che boni pastoris esse, tondere pecus, non deglubere, ossia che il buon pastore deve tosare il gregge, non scorticarlo! Ma è altrettanto giusto che tutti devono offrire quella la­na che serve a coprire chi è nudo, a rendere più calorosa e solidale una società in cui vivono anche i miseri e gli sventurati.

Gianfranco Ravasi