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IL LIBRO DELLA SETTIMANA/ Meglio che sto zitto di Lucio Palazzo

Perchè?

La domanda d’obbligo.

Perché scriverci un libro?

E che ne so?

In realtà non avevo nessuna intenzione di scrivere un libro, ma alla fine, messe insieme, sono risultate un bel pò le pagine che ho riempito in pochi mesi di annotazioni e appunti su tutto ciò che mi sembrava degno di nota.

Solo scrivendo mi sono reso conto della quasi impossibilità di non ricorrere alla “frase fatta”, al “luogo comune”; alla fastidiosissima e irritante mania di esprimersi per triti e ritriti concetti già visti e stucchevoli ovvietà. Dalla nascita dei social network mi sono accorto che di questa vera e propria malattia, ne é praticamente affetta l’intera comunità munita di tastiera. Internet ha svolto l’effetto di una specie di reagente e, oltre ad “aver dato voce ad un esercito di imbecilli” come diceva Umberto Eco a proposito dei cosiddetti haters (quelli che esprimono con l’insulto incontrollato il loro odio), ha definitivamente messo nero su bianco tutti quei concetti che altrimenti sarebbero rimasti innocui tra le mura di un bar, nelle code ai supermercati o nelle discussioni a tavola, con esiti molto meno nefasti.

Ma l’aspetto più sconcertante è che la maggior parte di questa pletora di mancati Shakespeare ne é portatrice inconsapevole e malsana, anzi crede di esprimersi in modo sublime e originale.

Ormai il web è talmente colmo di frasi “lapidarie” da essere paragonabile ad uno sterminato cimitero di epitaffi, su cui non resta che piangere.

Ho pensato quindi di risparmiare ai naviganti della rete di sorbirsi anche le mie riflessioni. Chi vorrà auto infliggersi il castigo di queste elugubrazioni dovrà farlo tramite l’antico e amato mezzo cartaceo o formato e-book.