Cambia il giudice, e riparte da zero il processo abbreviato in corso a Bari dall’autunno 2019 al presunto capo clan vie- stano Marco Raduano e tre compaesani, fermati nel blitz dei primi di agosto del 2018 e accusati a vario titolo di traffico e spaccio di droga con l’aggravante della mafiosità, e detenzione illegale di armi.
Il gup Francesco Pellecchia davanti al quale si erano svolte requisitoria e prime arringhe difensive, ha assunto un nuovo incarico ed è stato sostituito da Valeria La Battaglia , con conseguente ripartenza del processo che era in dirittura d’arrivo: dovevano parlare ancora due avvocati, poi sarebbe stata emessa la sentenza di primo grado. Il nuovo gup ha accolto la richiesta del pm e sospeso i termini di carcerazione per gli imputati; i difensori si erano opposti, rimarcando come il protrarsi del giudizio abbreviato non sia addebitabile agli imputati.
Nella prossima udienza a marzo saranno concentrate requisitoria-bis e arringhe dei legali che avevano già parlato chiedendo assoluzioni e/o condanne ridotte: poi spazio agli interventi.
Il pm della DDA Ettore Cardinali ribadirà le richieste di condanne avanzate nell’udienza del 22 ottobre: 20 anni per Marco Raduano, 36 anni, viestano, accusato di traffico e spaccio di droga aggravato dalla mafiosità, e di porto e detenzione illegale di armi: 20 anni anche per il nipote del presunto boss, Liberantonio Azzarone di 29 anni; 13 anni per Gianluigi Troiano, di 26 anni; e infine 4 anni di reclusione per il padre Luigi Troiano di 57 anni, che risponde soltanto» di concorso nella detenzione di 152 chili di marijuana, senza la contestazione dell’aggravante della mafiosità. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Francesco Santangelo (difende Raduano e Azzarone); Cristian Caruso (assiste Azzarone e Gianluigi Troiano); Federico Straziota (legale di Luigi Troiano); e Giancarlo Chiariello (codifensore di Raduano).
I 4 garganici furono fermati il 7 agosto 2018 dai carabinieri su decreti di fermo della Dda. Il blitz dell’estate di due anni fa è il primo atto della più ampia inchiesta antidroga denominata «Neve fresca», coordinata dalla Procura antimafia e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Foggia e della tenenza di Vieste, sfociata nel blitz del 23 ottobre scorso con l’arresto di 15 persone.
L’imputato principale del processo abbreviato in corso è Raduano. Più volte arrestato negli ultimi anni per estorsione, droga, armi, rapine cui sono seguite assoluzioni e condanne, il garganico è ritenuto il capo dell’omonimo clan coinvolto nella guerra di mafia contro i rivali del gruppo un tempo capeggiato da Girolamo Perna (ammazzato nell’aprile 2019), e finalizzata a assumere la leadership nei traffici di droga. Guerra che dal gennaio 2015 a oggi – l’ultimo ferimento è di ottobre scorso – a Vieste ha contato 17 agguati con 10 morti; 1 lupara bianca; e 6 tentativi di omicidio, tra cui quello ai danni dello stesso Raduano che fu ferito a sera del 21 marzo 2018: in corso il processo a due presunti rivali.