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Vieste/ Il Barone Michele Nobiletti

Riceviamo e pubblichiamo.

A proposito della decisione di chiudere il passaggio demaniale tramite il quale si arriva, da sempre, alla penisola di San Lorenzo per, secondo il Barone, “impedire il parcheggio delle auto nell’area adiacente il trabucco” mi sovviene che il Barone si preoccupa di questa situazione, guarda caso, proprio da quando quel trabucco è tornato totalmente funzionante e attivo accogliendo centinaia di visitatori.

La ragione sta nel fatto che il Barone ha recentemente scoperto che l’area dove insiste il Trabucco di San Lorenzo (da prima di me, di mio fratello Michele, di mio padre Enzo, di mio nonno e – incredibile a pensarsi – anche da prima del Barone stesso), come normalmente tutto ciò che insiste a pochi metri dal mare (nel caso specifico praticamente sul mare) appartiene al demanio marittimo, quindi allo stato, quindi alla comunità tutta.

Figurarsi l’ira del Barone nello scoprire che quel trabucco storico (sul quale magari ci starebbe benissimo un ristorante, un’aperitiveria, una pizzeria al taglio, etc), la costa sulla quale da secoli poggia e, magari, il mare stesso non rientrano come il resto della penisola di San Lorenzo nella sua proprietà esclusiva e privata.

Tale oltraggio va certamente vendicato, pensa il Barone. Ma come fare?

Per il trabucco di San Lorenzo esiste regolare autorizzazione demaniale (maledetto ordinamento giuridico democratico!) e il Signor Barone sa che, anche se alle spalle del trabucco c’è la sua proprietà privata (se di proprietà privata si tratta), è reato (penale) impedire l’accesso e la fruizione (che sia con i carri come accadeva in passato, a piedi o in macchina) del demanio marittimo (Art. 1161 Cod. nav.).

Quest’ultima è in pratica, Signor Barone (e lo scrivo sottovoce così nessuno ci sente), la parte che recita “..entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico..” che dell’articolo del codice civile sulla tutela della proprietà privata che ha citato si è dimenticato di commentare. Tranquillo, succede.

Ma attenzione. Il Barone sa, l’avrà capito spiando giornalmente, magari nascosto fra gli anfratti delle rocce o appostato con un binocolo sul tetto della chiesa di San Lorenzo (anche quella parrebbe sua) che per condurre la giornaliera manutenzione sul trabucco di San Lorenzo il custode Michele Spalatro deve avvicinarcisi in macchina (per dire, la nuova rete installata nei giorni scorsi pesa, non armata, quasi duecento kg).

Ed ecco, dunque, l’astuto piano del Barone illuminato:

1) Fingo che tutto a un tratto mi interessi la sicurezza della penisola di San Lorenzo (cosa della quale fino a ieri non me ne è fregato una beata mazza).

2) Mi faccio autorizzare dalla Soprintendenza dei Beni Culturali (la stessa che ha autorizzato lo sventramento del Castello di Manfredonia, per intenderci) a spaccare con martello pneumatico e colare di cemento per mettere i miei bei pali di alluminio e la mia rete zincata.

3) Nella sostanza e come fine ultimo però, chiudo il passaggio a Michele Spalatro così non potrà più fare manutenzione.

In questo modo prima o poi, conclude il Barone, lui e quei mariuoli dell’associazione cederanno e consegneranno il trabucco a chi delle rocce, delle colline e financo del mare è il legittimo proprietario.

Così agiscono i Baroni. Non è colpa loro, sono proprio fatti così.

Devo, per rispondere alle tante accuse mosse ai terribili Spalatro e all’associazione che si occupa dei trabucchi, informare il Signor Barone del fatto che:

1) Essere un’associazione onlus non significa non poter gestire denaro. Si vada a vedere i bilanci milionari di organizzazioni no profit molto più grandi (e meritorie) della nostra. Tutto questo chi ha il vezzo di dirsi commercialista dovrebbe dirlo (o saperlo?).

2) Nello specifico, gli introiti estivi derivati dalle guide a pagamento (svolte sul trabucco di San Lorenzo per un totale di 6 ore/settimana a fronte 70 ore/settimana di apertura gratuita) servono a operare manutenzione, interventi straordinari (la rete di cui sopra è costata 2500 euro). In quel conto rientrano anche i (purtroppo scarsissimi se paragonati alle ore di fatica e impegno dedicate alla causa) rimborsi spese ai custodi come Michele Spalatro, anche se rei (mi rendo conto incredibile per il suo tipo di mentalità) di non approfittare del reddito di cittadinanza.

Chiudo dismettendo per un momento il tono ironico (solo perché è stata tirata in ballo direttamente la mia famiglia) consigliando al Barone Nobiletti di constatare e rassegnarsi al fatto che l’ottocento è finito (da noi in ritardo ma è finito).

Nella nostra epoca (finalmente) l’approccio padronale e privatistico (al limite del ricattatorio) alle questioni inerenti la fruizione di beni di diritto della comunità, siano questi storico-culturali che ambientali, non può che finire (si indigni pure quanto vuole) con esposti, denunce e sacrosantissima rabbia della parte sana della comunità.

Tutto questo a prescindere dall’esistenza o meno degli Spalatro. Se ne faccia una ragione.

P.s: essendo già sceso sufficientemente in basso non replicherò ulteriormente sulla questione.

 

Giovanni Spalatro

Fieramente socio dell’Associazione Onlus

La Rinascita dei Trabucchi Storici