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27 Gennaio/ L’INDIFFERENZA

Il peggior peccato verso i nostri simili non è odiarli, ma essere indifferenti.

GEORGE BERNARD SHAVV

In capo a un articolo dedicato all’handicap e la sua presenza nella cultura contemporanea, come spina nel fianco della nostra quiete a di immagini pubblicitarie perfette, ho trovato tempo fa questa citazione dello scrittore irlandese George Bernard Shaw (1856-1950).

Il pensiero è semplice, fin lapidario e un po’ paradossale. Certo, anche l’odio è un peccato grave, ma forse ha ragione questo autore spesso ironico nel ritenere ancor più inquietante e malvagia l’indifferenza.

Eppure è proprio questo lo stile di vita e di comportamento a cui ci stiamo assuefacendo. Sappiamo certamente di più sulla miseria del mondo, abbiamo più occasioni di confrontarci con gli altri, diversi da noi, ma il risultato non è quello né della premura né del rigetto, bensì quello dell’insensibilità.

Si è sempre più distaccati, impassibili, apatici di fronte al mondo che bussa alle porte della nostra casa ben protetta e isolata. Un sostantivo un po’ volgare ma comune definisce in modo netto questo atteggiamento: il «menefreghismo» è il vessillo del nostro tempo, purtroppo a partire dai giovani, che pure dovrebbero essere i più frementi e fervidi.

Un altro grande scrittore, il russo Cechov, non esitava a dire in un suo racconto (Una storia noiosa) che «l’indifferenza è paralisi dell’anima, è una morte prematura». È, allora, necessaria una sorta di elettrochoc della coscienza, che dobbiamo più spesso scuotere e interpellare, svegliandola da un letargo fatto di noncuranza e grigiore, così che risuoni ancora in noi l’imperativo morale dell’a­more e dell’umanità.

Gianfranco Ravasi