Alle Tremiti ci vuole un porto degno in grado di ospitare almeno un centinaio di imbarcazioni, che sia confortevole e, soprattutto, sicuro. E’ l’ennesimo appello lanciato dal sindaco delle Isole Tremiti, Antonio Fentini, all’indomani della burrasca, con mare forza 8, che si è abbattuta sulle Isole, provocando l’affondamento di almeno sette imbarcazioni. “Manca un porto, turistico o commerciale”, denuncia il primo cittadino, che ha inoltrato al prefetto di Foggia la richiesta di un incontro urgente.
L’idea del sindaco è la realizzazione di un porto tra lo scoglio del Cretaccio e l’Isola di San Nicola, in un punto più riparato dalle mareggiate sospinte dalla tramontana. Attualmente, c’è solo una piccola darsena a Cala degli Schiavoni, vicino al molo di attracco delle navi, a San Domino, del tutto inadatta a proteggere le barche in caso di ondate violente.
“La battaglia del segretario della Lega delle Isole Tremiti Gabriele Fentini è anche la mia. Ieri per il fortissimo vento di tramontana una imbarcazione tremitese è andata perduta, inghiottita dalle onde.
Gli ormeggi volanti e precari mettono a serio rischio gli abitanti e gli operatori che devono convivere con le mareggiate. Tutto questo avviene per l’impossibilità di creare un porto che metta in sicurezza barche e viaggiatori. Una impossibilità dettata da un gruppo di ambientalisti che reputano più importante la sopravvivenza della Posidonia rispetto a quella di chi abita e rende vive le isole”.
Si esprime così l’avvocato Joseph Splendido, dirigente regionale della Lega Salvini Premier, responsabile del tesseramento regionale e prossimo candidato al Consiglio regionale in Puglia.
“È vero che l’ancoraggio di barche danneggia le praterie di Posidonia e scalza le piante e mettendone a nudo il substrato- aggiunge- ma in tante località costiere si è cercata una mediazione tra ambientalismo fondamentalista e le esigenze di chi opera in mare e resiste alla tentazione di emigrare in luoghi più confortevoli e meno ostili. Va studiato un modo su come utilizzare le risorse legate al mare senza deteriorare in modo definitivo l’ambiente marino, senza distruggere la prateria.
Proprio in Puglia i ricercatori salentini hanno sviluppato delle tecnologie di costruzione con calcestruzzo derivante dalla Posidonia. Cerchiamo soluzioni integrate, senza arrecare danni irreparabili alla incolumità dei residenti e all’economia delle Isole”.