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In Capitanata non piove da mesi, i contadini si appellano alla Curia . Al via tre giorni di preghiera. Intesa col vescovo Giuliano. L’iniziativa nelle chiese di Lucera

In provincia di Foggia non piove ormai da circa tre mesi e molti raccolti sono già compromessi. E allora, così come un tempo l’antica tribù di pellerossa dei Cherokee, in periodi di siccità chiedeva aiuto ai loro spiriti con la dan­za della pioggia gli agricoltori foggiani, in particolare quelli di Lucera, si affidano a San Francesco Antonio Fasani, un santo locale ricordato dai fe­deli proprio come il «santo delle piogge».

Nei giorni scorsi diversi agricoltori delle campagne federiciane si sono rivolti diret­tamente a monsignor Giusep­pe Giuliano, vescovo della diocesi di Lucerà e Troia chie­dendo un suo aiuto e una pre­ghiera affinché tomi a piovere in Capitanata e a bagnare le terre della provincia ormai aride e molto simili ad un vero e proprio deserto.

«Accogliendo l’invito degli agricoltori locali – spiega al Corriere monsignor Giuliano – l’iniziativa nasce affinché si chieda al Padre il dono della pioggia, così come nell’episo­dio del primo libro del Re, quando Elia pregò e il cielo diede la pioggia. Non è infan­tilismo, non si tratta di super­stizione: senza vergogna dob­biamo riconoscere il giusto valore alla preghiera che im­petra sempre grazie.

Un tri­duo – pro pluvia-, così come la liturgia ci propone di celebra­re, consapevoli che se il rac­colto è in pericolo, le famiglie restano senza lavoro e cibo».
Per ottenere la pioggia, è stato organizzato un triduo di preghiera, ossia un ciclo di preghiere da svolgersi in tre giorni, proprio come prevede la liturgia cristiana e come è consuetudine nella devozione popolare in preparazione di una determinata festa o per ricevere una grazia particola­re. In questo caso un triduo di preghiera, per ottenere la gra­zia della pioggia, con l’inter­cessione di San Francesco An­tonio Fasani. Anche la scelta del santo non è causale.

San Fasani è stato il primo santo della provincia di Foggia, nato a Lucerà nel 1681 e morto nella stessa città nel 1742. Un santo a cui tutti i fedeli si rivolgeva­no, anche quando era in vita, per la guarigione di una ma­ lattia e anche per far piovere quando la siccità metteva a ri­schio le colture del territorio. Pioggia che, stando alle testimonianze dell’epoca, dopo le sue preghiere arrivava pun­tualmente.

Le parrocchie coinvolte nel­le celebrazioni saranno la ba­silica Cattedrale, dove don Antonio Moreno presiederà una funzione religiosa vener­dì prossimo alle 18; la parroc­chia San Giacomo maggiore apostolo, dove la funzione è prevista per sabato 15, alle ore 18.30, con il parroco don Do­nato D’Amico e la Basilica- Santuario Sari Francesco, ove padre Alexander Carrillo presiederà l’Eucarestia delle ore 18.00, domenica 16 febbraio.

«Dobbiamo garantire – continua monsignor Giuliano – tutela per la nostra terra. Co­me ci ricorda nel Laudato si’ Papa Francesco la terra non è un’eredità che noi abbiamo ri­cevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custo­diamo e la facciamo andare avanti per riportarla a loro. La terra è generosa e non fa man­care nulla a chi la custodisce. La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, cu­stodita, perché è stato un pre­stito che loro hanno fatto a noi».

«In questi momenti serve tutto, anche la preghiera» commenta Pietro di Mola agricoltore e proprietario di un’azienda agricola tra Foggia e Lucerà. «La situazione è molto seria. Anche le colture arboree stanno soffrendo. Or­mai l’annata è compromessa ma visto che ci sono le pre­ghiere davvero speriamo in ima grazia. In un miracolo».
 
Luca Pernice

corrieremezzogiorno