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13 Febbraio/ NON DI SOLO PANE

Il pane conserva quasi una maestà divina. Mangiarlo nell’ozio è da paras­sita; guadagnarlo laboriosamente sembra un dovere; rifiutarsi di dividerlo

è da crudeli.   

Charles Pierre s.j.

«Interroga la vecchia terra: ti risponderà sempre col pane e col vi­no». Famose sono queste parole dell’Annunzio a Maria, dramma che il poeta francese Paul Claudel pubblicò nel 1912. Cristo stesso affida la sua presenza nella storia ai segni del pane e del vino e in tutte le culture il pane non è solo il simbolo onnicomprensivo del cibo ma ha anche un aspetto religioso. È ciò che ci ricorda il gesuita Charles Pierre, autore spirituale prolifico, in queste sue righe.

Esse ci per­mettono di fare alcune considerazioni semplici ma importanti come quelle sullo spreco, sull’iniqua divisione dei beni naturali, sull’im­pegno operoso, sulla carità fraterna.

Centrale è, certo, il tema della fame nel mondo, un argomento che è spesso declamato con parole sdegnate ma che alla fine non smuo­ve di un millimetro l’impegno degli stati e le scelte della società.

Al­la mensa della terra, imbandita da Dio, noi occidentali ci siamo acca­parrati i posti migliori e ci siamo allargati fino a estromettere una folla immensa che è in piedi o sdraiata, pronta solo a catturare le no­stre briciole. Ma oltre a questa verità umana, vorrei evocare due fra­si bibliche che da sole valgono una lunga riflessione: «Col sudore della tua fronte mangerai il pane» (Genesi 3,19), segno di un impe­gno spesso impedito o evitato, e «Non di solo pane vive l’uomo» (Deuteronomio 8,3), frase cara anche a Gesù, che ci ha ricordato la ne­cessità per la creatura umana di un altro pane che discende dal cielo e dà la vita allo spirito.

Gianfranco Ravasi