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24 Febbraio/ APRIRE GLI OCCHI

La biblioteca è il luogo ove i morti aprono gli occhi ai vivi.

ANONIMO

Nonostante le tante parole, progetti, proclami riguardanti la scuo­la e la sua riforma, l’Italia rimane ben insediata negli ultimi posti in Europa per livello culturale. Esperienza triste e amara se si pensa a quel passato che non ci vergogniamo di ignorare e talvolta di calpe­stare (basti vedere come abbiamo ridotto il paesaggio, devastato tanti beni artistici, depredato e umiliato aree storiche).

La lettura, poi, è un esercizio raro, dato che il nostro nervo ottico è destinato or­mai a lavorare quasi esclusivamente per la televisione. Ho, così, vo­luto riproporre una frase che – stando a quanto mi diceva il bibliote­cario dell’Escorial spagnolo – è incisa sul frontone della biblioteca pubblica della città di Murcia, nel Sud della Spagna.

Nei libri, infatti, sono i morti che interpellano noi, vivi, costrin­gendoci a scoprire il senso della realtà, a riflettere sul mistero che è in noi, a cercare nelle cose e negli eventi il loro segreto profondo.

Lo scrittore francese Gustave Flaubert (1821-80) ammoniva: «Non leg­gete, come fanno i bambini, solo per divertirvi o, come fanno gli am­biziosi, solo per istruirvi e far bella figura. No, leggete per vivere».

La vera lettura suppone, quindi, una scelta tra la valanga cartacea ma impone soprattutto un vigoroso esercizio della mente e del cuo­re, perché si scopra nelle pagine quella fiamma che ci illumina sul si­gnificato della vita e che ci offre una risposta al seme delle domande che germoglia nell’anima. E, in particolare, non dimentichiamo il Li­bro per eccellenza, la Bibbia appunto, «grande codice» della nostra cultura ma anche «lampada per i passi» nel cammino della vita.

Gianfranco Ravasi