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4 Marzo/ ECCENTRICITÀ

L’originalità è un trucco di cui si serve la gente priva di talento per far col­po su altra gente senza talento e per difendersi dalla gente di talento.

WILLIAM GADDIS

Forse sarebbe più corretto parlare di «eccentricità», perché «origi­nalità» è un vocabolo che ha in sé una carica positiva, dato che riman­da alla genuinità, all’autenticità, alla novità, alla singolarità. Ma trovo tradotta così, in un articolo che sto leggendo, una frase tratta dal ro­manzo sperimentale Le perizie pubblicato nel 1955 dallo scrittore ame­ricano William Gaddis. Certo è che questo autore voleva colpire le manipolazioni del reale di cui siamo artefici e vittime: i suoi perso­naggi erano, infatti, impostori, figure grottesche sostenute dall’ingan­no e dalla falsificazione, capaci però di far abboccare gli altri.

Ebbene, se stiamo all’«originalità» delle mode e dei modi televisi­vi, al gusto della bizzarria, della stravaganza, dell’eccesso di cui si nutrono molti personaggi e i loro spettatori acquiescenti, dobbiamo dire che la frase di Gaddis è sacrosanta.

Quell’eccentricità è solo un fuoco d’artificio della stupidità e non della genialità. Vestiti sconcer­tanti, comportamenti strambi, linguaggi orridi, eccessi esasperati so­no solo spettacolo per allocchi. Freud, nel saggio Inibizione, sintomo e angoscia, affermava che «ogni eccesso reca in sé il germe della pro­pria auto-soppressione». Perciò, vorremmo – senza celebrare il conformismo – lanciare un elogio dell’ordinarietà, della normalità, dell’usualità.

La rincorsa frenetica alla novità si risolve spesso in un’esistenza vana e vacua, ben più legata agli stereotipi dell’«origi- nalità a tutti i costi» che non alla creatività vera che si alimenta di impegno severo, di costanza e di serietà. L’eccentricità ha come leg­ge l’apparire; il talento autentico e «originale» l’essere.

Gianfranco Ravasi