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Peschici/ Lettera aperta al Presidente della Repubblica di Matteo Elia Martella

Riceviamo e pubblichiamo.

Signor Presidente,
Il mio nome è Matteo Elia Martella e sono un cittadino italiano. In quanto tale mi sento di rivolgerle un accorato appello affinché si faccia garante della Nostra Costituzione in questo tempo in cui l’Italia tutta si trova a dover combattere una dura battaglia contro un’entità tanto invisibile quanto mortale rappresentata dal virus battezzato Covid-19.
Un giovane cittadino qualunque dunque, possessore di un piccolo ristorantino di famiglia che si trova in un altrettanto noto anche se piccolo paesino pugliese che s’affaccia sul mare chiamato Peschici (Foggia).
Il DPCM dell’11 marzo 2020, con le sue necessarie restrizioni, ha sicuramente lasciato il tempo a molti di riflettere su quanto sta accadendo in questi giorni.
E sono proprio queste riflessioni che hanno prodotto questa lettera, scritta di mio pugno e tutta d’un getto.
Riflessioni che, a loro volta, hanno aperto il varco ad innumerevoli domande a cui vorrei che qualcuno dei tanto famigerati ‘piani alti’ trovasse delle risposte, senza cogliere alcun retrogusto di polemica alcuno.
Forse è proprio alle vostre coscienze, ammesso che ne abbiate una, che dovrebbero essere indirizzate queste poche righe.
Signori che governate il popolo italiano, nella mia piccola comunità, così come più o meno accade nel resto dell’Italia, mancano e sono del tutto irreperibili mezzi di prevenzione e protezione fondamentali per fronteggiare quest’emergenza.
In particolare vorrei sottolineare con forza che qualunque entità operante sul territorio, sanitaria e non, adempie ai propri doveri svolgendo il proprio lavoro con decoro e coraggio senza l’ausilio del primo strumento atto a contenere questa pandemia, ossia le mascherine. E il tutto si verifica sotto l’occhio vigile ed attento di quello che tutti chiamano Stato.
Ebbene mi chiedo come sia possibile che tutto questo stia davvero accandendo.
Una palessissima ma silente violazione dell’Art. 32 della Costituzione Italiana ove testualmente si legge che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (…). La Cina,primo paese al mondo ad essere interessato da questa epidemia, è stata,a mio modesto parere, esemplare nel dispiegare le proprie forze al fine di contenere i contagi. Costruendo interi ospedali nel giro di poche settimane, disponendo repentine opere di sanificazione continue e diffuse, imponendo rigidi regolamenti sociali al solo scopo di tutelare la sopravvivenza di un’intera nazione.
Lo Stato Italiano invece?
Stando a quanto trapela dai mass media la Lombardia, prima regione rossa italiana, è stata completamente travolta dall’emergenza anche a causa della mancanza di misure idonee a prevenire il collasso delle strutture sanitarie presenti. Parlo di insufficienza sia per quanto concerne i posti letto in rianimazione che del numero di medici ed infermieri a disposizione.
Per non parlare della completa mancanza di controlli e seri provvedimenti nei confronti di organizzazioni o singoli che si sono prestati a squallide opere di sciacallaggio riguardanti materiale protettivo di estrema necessità,dalle mascherine alle soluzioni igienizzanti per le mani.
Come si può non provare ribrezzo per una situazione simile? Come ci può sentire al sicuro? Come ci si può sentire fieri di essere italiani?
La verità è che nel baratro l’Italia ci è appena caduta. E Il tanto in voga hashtag #andratuttobene lascia solo trapelare le dubbie certezze su come quest’emergenza andrà via via scemando.
Lo scetticismo regna sovrano e talvolta mi sembra così lampante persino nelle espressioni di tutta quella gente politica che va in televisione in prima serata a perdersi in numeri di statistica ed esortazioni ad intonare l’inno d’Italia tra i viottoli di casa. Talvolta mi chiedo se la più grossa ingiustizia commessa nel nostro paese sia quella di riconoscere uno stipendio del tutto inadeguato a personale sanitario o appartenente alle forze armate, rispetto alle copiose paghe di contro elargite agli occupatori delle tanto ambite poltrone rosse. Gli eroi contro i pagliacci, mi verrebbe da suggerire.
E non ho ancora detto tutto. Altrettanto inevitabile credo sia volgere oltre lo sguardo, quando tutto questo potrà dirsi acqua passata. Dopo aver finito i contare i morti, cosa succederà in un Stato usuraio come l’Italia dove esiste una pressione fiscale complessiva del 68%?
Verosimilmente il tracollo dovuto al Covid-19 sfocerà in una carneficina economica che inghiottirà i piccoli possessori di partita IVA che vedranno abbassate per sempre le saracinesche delle loro attività, che non potranno più dar lavoro ai propri dipendenti, o più semplicemente tutti quei padri di famiglia che non saranno più in grado di dar da mangiare ai propri figli.
Come ci si può sentire pervasi dal senso di italianità quando chi ci governa sembra ripararsi dal peggio con simpatici hashtag o elemosinando quasi aiuti dai paesi dell’Unione Europea?
Avrei Io un altro hashtag da suggerire quando l’Italia avrà vinto questa battaglia, ossia #ipoliticiacasa.
Spero che il senso di questa lettera possa essere recepito a pieno e libero dall’accezione di ricerca di consensi o like.
Quello che vorrei è che rimanesse un segno indelebile nelle coscienze di chi governa e ci suggerisce il da farsi nella speranza che questo produca interventi precisi e mirati che salvino ogni singola categoria di lavoratori dal declino.
Con la speranza che il Tricolore Italiano torni a sventolare alto,libero e fiero concludo augurando a Tutti buon lavoro.
Viva l’Italia,sempre.

In fede

Matteo Elia Martella