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23 Marzo/ UN MISTERIOSO CAPOLAVORO

La vita umana non è altro che una serie di note «a piè pagina» di un im­menso, misterioso e incompiuto capolavoro.

VLADIMIR NABOKOV

Sul tema della vita si possono scegliere tanti passi limpidi e netti dei vari autori o attingere all’antica tradizione cristiana, oppure risa­lire alla Bibbia, che rivela un amore viscerale per la vita, proprio per­ché ne esalta la trascendenza e ne registra le tragiche violazioni (si pensi al sangue che stria le pagine sacre, espressione di quella storia che noi vìviamo e in cui Dio, nonostante tutto, si insedia).

Ho optato, invece, per una frase di uno scrittore agnostico, il russo-americano Vladimir Nabokov, tratta dal romanzo Fuoco pallido (1962), un ritrat­to della gioventù dei college che sciala la propria esistenza, nono­stante l’apparenza decorosa ed efficiente.

La sua intuizione coglie nel segno il segreto della vita: essa è, a pri­ma vista, una realtà che si spiega facilmente con la scienza, con la psi­cologia, con le varie discipline etico-sociali e umanistiche. È, appun­to, come le note esplicative che sono in calce alle pagine di un poema. Ma la questione fondamentale è proprio questa: la nostra vita è la spiegazione esterna di un «immenso, misterioso e incompiuto capo­lavoro».

Essa è la manifestazione esteriore di una realtà che ci supera e che fa parte di un progetto superiore, continuamente in azione. È celebre la battuta del grande poeta tedesco ottocentesco Friedrich Hòlderlin: Was ist der Menschen Leben? Fin Bild der Gottheit! Che cos’è la vita umana se non un’immagine della divinità, proprio come inse­gnava la Bibbia? E per questo che le «note» non possono mai essere staccate da quel capolavoro a cui si riferiscono, considerandole come indipendenti e manipolabili.

E allora, come diceva un altro scrittore russo, Boris Pasternak (1890-1960), «vivere è lanciarsi in alto, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione e l’infinito».

Gianfranco Ravasi