A Tremiti zero contagi ma scarseggia il cibo. L’appello alle istituzioni: “consentiteci la pesca sportiva per la sopravvivenza”.
Le Isole Tremiti stanno a subendo una lezione economica durissima dall’emergenza coronavirus. E’ tutto chiuso e gli isolani non possono spostarsi a terra per fare la spesa e non vogliono per non correre il rischio di portare il virus alle Diomedee. A porla in rilievo è stata l’associazione Pari, che ha scritto a Regione Puglia, prefettura Foggia e comune diomedeo, nonché alla stampa pugliese e termolese, per evidenziare gli effetti delle misure di contenimento sull’arcipelago garganico.
“Le isole sono un posto bellissimo per viverci e noi lo facciamo, per nascita o per scelta, entrambi i casi sapevamo di dover rinunciare a qualche comodità ed a molti servizi di quelli che si danno per scontati in “continente” (come noi isolani chiamiamo la terra ferma), ma abbiamo deciso ugualmente di rimanere qui per non abbandonare e per preservare questo avamposto d’Italia.
La maggior parte di chi ha conosciuto le nostre isole lo ha fatto nel periodo estivo quando il sole splende alto, il mare è calmo e, soprattutto, le attività commerciali sono tutte aperte: un paradiso! Quello che però molti non immaginano neppure è che vivere qui nel resto dell’anno, al netto di mareggiate e temporali, è molto difficile, già in condizioni normali.
Nella contingenza che stiamo affrontando in questi giorni legata al Covid-19, lo è molto di più! Qualcuno di certo obietterà: “in questo momento è difficile per tutti”. Allora proviamo a spiegarci meglio limitandoci a quelle che sono le esigenze primarie e tralasciando il resto: qui non abbiamo un supermercato (c’è solo un piccolo spaccio), né una macelleria, né un porto per il ricovero delle nostre piccole imbarcazioni, né una pescheria, né un forno, né un negozio di surgelati, ecc.; su San Nicola non c’è neppure un bar aperto e su San Domino neppure un tabaccaio per comprare le sigarette.
In più l’unica nave che ci collega con Termoli spesso, per le condizioni marine avverse, non effettua viaggi anche per giorni. Questa è già la “normalità” dei mesi invernali cui siamo abituati, la rigorosa applicazione di alcune misure legate all’emergenza coronavirus, francamente poco comprensibile per le particolari condizioni nostro contesto privo di casi di positività al virus, l’ha resa difficilmente oltremodo sopportabile.
Un esempio per tutti e per quanto ci compete come associazione: la pesca. Quella che nel resto della nazione è infatti un’attività ludica della quale, in un momento drammatico come questo, si può fare certamente a meno, per noi, soprattutto adesso, diventa una necessità non avendo, ormai da molte settimane, altro modo di procurarci quanto da mettere sulle nostre tavole per i nostri figli.
Peraltro, consentire ad una sola persona per imbarcazione di praticare la pesca sportiva nei limiti di legge (l’equivalente chi vive in città di andare al supermercato a comprare il pesce!), non comprometterebbe alcun modo il necessario distanziamento sociale, al contrario! Ciò premesso Si richiede per i motivi espressi, in motivata e ponderata deroga alle misure imposte per l’emergenza Covid-19, che venga consentita ai residenti la pesca sportiva con le modalità e nei limiti legge, a mezzo di una singola persona per imbarcazione nel rigoroso rispetto delle precauzioni di distanziamento sociale”.
Una istanza sottoscritta da Antonio e Salvatore Greco, nonché da Emilio Cafiero, consigliere, segretario e presidente, rispettivamente, dell’associazione Pari (Pescatori amatoriali residenti isolani).