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4 Maggio/ LO SCIOCCO COLTO

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Vi garantisco che uno sciocco colto è decisamente più sciocco di uno sciocco ignorante.

MOLIÈRE

Mi è stata mostrata da un libraio antiquario una splendida edizio­ne delle commedie di Molière: è una preziosa pubblicazione del 1682, la prima ad avere, oltre al testo delle varie opere, anche una se­rie di deliziose incisioni che ne raffigurano le scene principali.

Sfo­glio i vari volumi e mi cade sotto gli occhi, nella commedia Le donne saccenti (1672), la frase che ho conservato per la nostra riflessione (in francese: «… un sot savant est plus sot qu’un sot ignorant»).

Sì, l’ar­roganza dello sciocco che s’imbelletta delle cose che ha imparato è terrificante. Non c’è rimedio per lui, perché non si riuscirà mai a se­minare in lui il pudore o il dubbio di essere in realtà spiritualmente povero, nonostante il panneggio di un’erudizione appiccicaticcia.

Sta di fatto che la stoltezza è una qualità (si fa per dire) ben diffu­sa. Lo scrittore Riccardo Bacchelli (1891-1985) ironizzava: «Gli stupi­di impressionano non foss’altro che per il numero».

Il Petrarca già riconosceva che «infinita è la schiera degli sciocchi». Fatta questa in­dubitabile rilevazione, bisogna però essere sempre sul «chi va là», perché qualche stilla di stupidità inzacchera l’anima e la mente di tutti. Anzi, quando si comincia a essere troppo sicuri di essere sapienti, a coltivare le proprie idee come oracoli intangibili, a disprez­zare il mondo che ci circonda, deve scattare un campanello d’allar­me: forse stiamo iscrivendoci proprio a quel club molto diffuso di «ignoranti colti» che Molière sbeffeggiava, preferendo il più sponta­neo sciocco normale.

Gianfranco Ravasi


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