Menu Chiudi

5 Maggio/ ORRENDA DOMENICA

Il lunedì ti giustifichi col lavoro che fai. Ma la domenica che scusa hai? Or­renda domenica, nemica dell’umanità?

SAUL BELLOW

Ho letto molti romanzi di Saul Bellow, scrittore americano morto nel 2005, figlio di ebrei russi emigrati in America. Non mi ero mai ac­costato, invece, alle Avventure di Augie March (1953) che sto leggendo.

È la storia di una sorta di eroe picaresco che percorre Stati Uniti, Mes­sico ed Europa alla ricerca della verità, con una tensione ora ingenua ora drammatica. Mi impressiona la frase che sopra ho proposto. Essa è una parabola icastica dell’atteggiamento interiore di molti, giunti al fine settimana. Quando lavori, aspetti il sabato e la domenica e con l’impegno nelle cose riesci a tirare avanti. Ma, giunto davanti alla fe­sta, ecco il vuoto, ecco appunto l’«orrenda domenica».

Ti affidi, allora, ancora al fare, al muoverti frenetico, alle cose, sem­pre nel terrore di essere lì, davanti a una parete, solo con te stesso, con quei pensieri che vuoi evitare. Non è neppure la malinconia del tempo che fugge o quella nobile amarezza che si scopriva nella Sera del dì di festa di Leopardi.

E proprio la paura di un vuoto che progres­sivamente si è aperto dentro l’uomo contemporaneo e che affiora col suo alito freddo ogni volta che cessano le distrazioni e si dissolve quella specie di narcosi che è il fare o il possedere.

C’è, dunque, un deficit di spiritualità, c’è una povertà di spirito che è il contrario di quella evangelica, fatta di apertura all’amore, alla vita, al mistero, al divino. È per questo che la domenica diventa una «nemica»: perché ti costringe a essere veramente persona e non cosa o macchina.

Gianfranco Ravasi