L’epidemiologo della Regione, Lopalco: “in spiaggia 5 metri tra gli ombrelloni. I bambini in gruppi stabili”
Non è detto che chi fa più tamponi è automaticamente più bravo, soprattutto perché poi i numeri diventano «argomento di propaganda» politica. Anche per questo, secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, è necessario che arrivino «linee guida nazionali»: «Dovrebbero stabilire – spiega il professore salentino che fa parte della task force della Regione Puglia – quanti bisogna farne, quando, a chi e quanti laboratori abilitati devono esserci sul territorio in base alla popolazione».
Un argomento non secondario, quello dei tamponi, in avvio della fase-2: la Puglia ha ad esempio diminuito il numero dei test giornalieri («Perché sono diminuiti i casi», ha spiegato ieri Lopalco) e sta mettendo in atto un piano più articolato che include anche test sierologici a tappeto. Lo stesso Lopalco ha emanato una circolare per chiedere alle strutture sanitarie pugliesi di non fare tamponi a tappeto, perché inutili e spesso anche controproducenti. «Bisogna uscire dal paradosso –
ha ribadito – che fare più tamponi sia sinonimo di sicurezza e prevenzione. Ma vanno fatti in modo mirato, anche a tutti gli asintomatici entrati a contatto con persone con Covid, per circoscrivere il contagio».
Ora l’obiettivo è prevenire le conseguenze della seconda ondata dell’epidemia. «La storia – ha detto Lopalco – ci insegna che spesso in assenza di misure di controllo abbiamo due ondate pandemiche e dopo la seconda il virus trova una sorta di accordo con l’ospite umano e circola tranquillamente senza grossi impatti sulla salute pubblica».
Ma bisogna anche pensare all’estate, imminente, e non c’è accordo tra gli esperti sulla distanza tra gli ombrelloni- in spiaggia: «Ancora non l’abbiamo decisa, più o meno le indicazioni sono sui 4-5 metri. Bisogna anche pensare ad un camminamento tra le file di ombrelloni perché ci sarà un via vai di gente». I bambini possono tornare a giocare in strada? «È un problema serio perché non possiamo impedire la socialità dei bambini. Una soluzione di buon senso potrebbe essere di creare gruppi stabili che giocano sempre tra loro».
L’approccio resta improntato alla cautela, ma anche all’ottimismo: «Entro fine anno probabilmente avremo un vaccino, ma ci vorranno altri 6 mesi per produrne le quantità necessarie a garantirlo alle fasce di popolazione più fragili. Solo allora potremo ricominciare a fare la vita di prima».