Menu Chiudi

21 Giugno/ GUARDARE E ASCOLTARE

Sfuma il turchino in un azzurro tutto / stelle. Io siedo alla finestra, e guar­do. / Guardo e ascolto; però che in questo è tutta / la mia forza: guardare ed ascoltare.

UMBERTO SABA

S’intitola semplicemente Meditazione questa poesia del grande poeta triestino Umberto Saba (1883-1957), un autore che mi è caro fin dalla prima giovinezza: nel 1961, all’esame di maturità liceale, scelsi di commentare, tra i temi proposti, proprio un testo del suo Canzonie­re, con un esito nel voto che mi fece forse peccare di orgoglio ma che suggellava anche una lettura appassionata che avevo praticato a lun­go. A distanza di anni, m’imbatto ora in questi versi e mi viene spon­taneo proporli negli attuali giorni estivi che si spengono in un crepu­scolo limpido rivelandoci nel cielo «un azzurro tutto stelle».

Credo accada a tutti – certo, con una frequenza e una sensibilità differenti – di rimanere talora incantati a scoprire gli arabeschi di lu­ce che le stelle disegnano nel firmamento notturno. Ma Saba da quell’esperienza spontanea e tenera estrae due sensazioni capitali della vita e le esprime attraverso una coppia verbale, «guardare e ascoltare».

L’occhio e l’orecchio sono fondamentali nella conoscenza ma anche nell’esistenza. Attraverso essi noi scopriamo la bellezza della realtà, ma riusciamo anche a intuirne il mistero, tant’è vero – come dice il sapiente biblico Qohèlet – che «l’occhio non è mai sazio di guardare né l’orecchio è sazio di udire» (1,8). La stessa fede si reg­ge sull’ascolto della parola divina e sulla contemplazione del volto di Dio. E nella notte buia e silenziosa è paradossalmente più facile «guardare e ascoltare» l’epifania della luce e della parola divina. Ma siamo ancora capaci di farlo?

Gianfranco Ravasi