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TRA LE 10 COSE DA ELIMINARE IN ITALIA ANCHE L’ECOMOSTRO DI BAIA DI CAMPI

In questi tempi di pandemia, forse a causa del tempo che abbiamo avuto per riflettere, in molti hanno pensato che fosse arrivato il momento di approfittarne per liberarsi di legami passati, vecchie convinzioni (e convenzioni) o semplicemente stili di pensiero. L’Italia è da sempre il paese delle questioni irrisolte, delle opinioni contrastanti e del “ci penserà qualcun altro”. Ma qualcuno dovrà pur pensarci prima o poi, no? Ecco a voi una selezione delle cose da eliminare, oggi, nel nostro Paese.

10 cose da ELIMINARE in ITALIA

#1 Gli ecomostri che deturpano il Paese più bello del mondo

L’abusivismo edilizio ha infettato il nostro paese molto più del Covid, ma ha colpito la terra prima ancora che gli esseri umani. A partire dal primo caso storico, l’Hotel Fuenti di Vietri sul mare, si potrebbe costituire un almanacco dell’abusivismo, aggiornato di anno in anno. Ne elenchiamo 4 fra i casi più celebri, uno per macroarea d’Italia. La Città dei Balocchi di Consonno, Lecco al Nord, l’ecomostro di Sammezzano a Reggello (FI) al Centro, la Baia dei Campi di Vieste (Foggia) al Sud e il villaggio di Pizzo Sella a Palermo (Isole), non a caso soprannominato “La Collina del disonore”.

# 2 La burocrazia peggiore d’Europa

Prima della pandemia, Confartigianato ha completato la stesura dell’indice europeo sulla qualità dei servizi offerti  dagli uffici pubblici (in Europa). Salta fuori che sul podio ci sono Finlandia, Paesi Bassi e Benelux, mentre il fanalino di coda è rappresentato da Slovacchia, Italia e Grecia. Incomunicabilità, poca trasparenza, adempimenti troppo onerosi e incertezza giuridica sono le ganasce della nostra burocrazia. Le colpe sono tutte della politica, della pigrizia degli italiani o dei furbetti del cartellino?    La soluzione non è affatto semplice.

 

# 3 Il balletto sui limiti di velocità

Sulla sicurezza non si scherza, lo sappiamo tutti. La soglia continentale di sicurezza standard è stabilita in 30 decessi all’anno per milione di abitanti, e in Europa ci sono approcci diversi. Spagna e Francia stanno diminuendo i limiti. La Germania ha da sempre un sistema di limiti di velocità variabili per zone, mentre l’Austria ha aumentato di poco da 130 a 140kmh, e questi due paesi vantano numeri moderati di incidenti. Gran Bretagna e Svezia hanno limiti fissi e sono accomunati dall’essere i paesi più sicuri in strada. In Italia si discute da anni dell’aumento del limite autostradale da 130 a 150 kmh, altri suggeriscono un eliminazione progressiva, ma totale. Voi che ne pensate?

# 4 I pedaggi autostradali: costosi e mal gestiti

Secondo una relazione della Corte dei conti del dicembre 2019, di 6.5 miliardi di euro incassati dalle società concessionarie, 959 milioni sono stati spesi in investimenti, 961 milioni per il personali e solo 732 milioni per manutenzione. Se tutto fosse gestito da Anas (quindi dallo Stato), si potrebbe eliminare pedaggi e caselli liberandosi al contempo anche delle code, con un costo di gestione di soli 2 miliardi. Gli italiani dovrebbero pagare un ticket, o bollino/vignetta che dir si voglia con un costo annuale che oscilla fra i 51 e gli 85 euro. Inoltre questo spingerebbe persone più sedentarie a utilizzare maggiormente l’auto, con qualche lacrima in più per l’ambiente, ma con un rinforzo significativo dell’economia.

# 5 La ferie in Agosto, retaggio dai tempi dei romani

Le vacanze estive a cui siamo abituati noi italiani risalgono alle Ferie Augusti, istituite come festività dall’Imperatore romano nel 18 a.C. Ma le ferie ad Agosto sono sempre state un arma a doppio taglio. Sia per il lavoratore, costretto ad affollamenti di spiagge e ristoranti e prezzi più alti, sia per le aziende, complicando l’allocazione delle ferie per i dipendenti e rappresentando un freno alla continuità/produttività. In molti oggi pensano che le ferie di Agosto andrebbero abolite, soprattutto dopo che il Covid ha trasformato il nostro modo di viaggiare.

# 6 Invidia sociale, più infida della burocrazia

Questa è una piaga molto più infida della burocrazia o dei pedaggi autostradali. Va di pari passo con l’ultimo punto, ragion per cui affrontiamo la questione alla fine di questo articolo.

L’invidia – Giotto (Cappella degli Scrovegni) L’invidia fa bruciare l’invidiosa che denigra l’invidiato ma viene colpita dalla sua stessa malvagità. Il serpente della calunnia si rivolta contro di lei colpendole gli occhi

# 7 Alitalia che ci è costata 10 miliardi in 40 anni

L’ultimo prestito ponte di 900 milioni è stato solo la ciliegina finale di una compagnia che negli anni ’70 era probabilmente la migliore azienda al mondo, ma che non ha saputo adattarsi e rimodellarsi con l’ultimo periodo della storia contemporanea d’Italia. La compagnia di bandiera aveva perso molte quote di mercato ben prima del Covid, e ha gravato sui contribuenti qualcosa come 10 miliardi di euro in 40 anni di crisi. Il problema va risolto una volta per tutte e secondo le esigenze di tutti. Le migliaia di dipendenti che ci lavorano e le necessità di milioni di passeggeri, certo, ma anche gli italiani che continuano a pagare per sostenerla da decenni.

# 8 Assistenzialismo invece di meritocrazia, competizione e investimento

Alzi la mano chi in questi mesi ha conosciuto una persona percettore di reddito di cittadinanza con atteggiamento positivo, ottimista, grato nei confronti dello Stato e fiducioso per il proprio futuro. Sull’assistenzialismo si sono aperte discussioni politiche infinite, con la destra (o quel che ne resta) che lo vede come una lenta strada verso il totalitarismo e la sinistra (o quel che ne resta) che ne elogia l’idea ma non le modalità di fruizione.

Il solito garbuglio all’italiana, in cui tutti accusano tutti ma nessuno fa niente di concreto. Noi riteniamo che una forma di assistenza sia saggia, ma solo se protegga le persone in reale e comprovata difficoltà, che sia tracciabile con sistemi più affidabili per evitare sprechi e che non permetta di essere usata per comprarsi svaghi o beni non necessari. La tutela assistenzialista non può voler dire protezione eterna ai danni dello Stato. Il Welfare, nel senso più moderno del termine, andrebbe sempre costruito attorno (e non indipendentemente da) valori come meritocrazia, competizione e investimento.

# 9 Programmi Tv trash

Qui siamo lapidari. Capiamo il valore di mercato di certi programmi, capiamo il posto di lavoro delle migliaia di dipendenti dei network, capiamo la fetta di pubblico consistente ma… Abbiamo davvero bisogno della d’Urso o del Grande Fratello? Alberto Angela continua a battere i reality in share di audience come se nulla fosse. La nostra ricetta è semplice. Meno gossip, più cultura.

# 10 Il piagnisteo: un comportamento polemico a braccetto con l’invidia sociale

Recentemente ho letto un articolo di Roger Cohen del New York Times, secondo il quale gli italiani hanno fatto quello che non erano mai riusciti a fare in 160 anni di storia: unirsi per affrontare un nemico comune. Elogi che hanno anticipato quelli elargiti poi dal Financial Times, come da altre testate sparse qua e là per il globo. Ma fra tante peculiarità, c’è una cosa in cui noi italiani siamo bravissimi, un aspetto che quasi nessun italiano onesto avrebbe il coraggio di smentire. Dare la colpa agli altri, quando la colpa è solo nostra. Polemizzare, lamentarsi, frignare, attaccare il prossimo, sviare dalle questioni, mentire spudoratamente, offendersi, fare le vittime, contrattaccare e insultare. Sono tutte manifestazioni più o meno esplicite di un atteggiamento sociale tanto diffuso quanto malsano. Il piagnisteo. Un uomo, il suo ego, e la ribellione contro il SISTEMA.   Un comportamento polemico e piagnone, a braccetto con l’invidia sociale, che il malcapitato si ritrova a sfoderare perché, al solito, di fronte a una figuraccia è meglio alzare la voce e accusare qualcun altro, anziché avere l’umiltà e l’intelligenza di dire: scusate, ho sbagliato.

# Lavori in corso: manca un progetto di crescita per l’individuo

Non c’è niente da fare. Possiamo avere il paese più bello del mondo, arte e cultura da vendere, storia,  monumenti, folklore e buona cucina, ma senza un vero progetto di crescita e sviluppo personale, che parta appunto dall’individuo e arrivi a creare una collettività e una società più aperta, più pragmatica, più fiduciosa e positiva a partire dai piccoli gesti quotidiani, per certi italiani mentalmente pigri il piagnisteo è e resterà l’arma di combattimento unica, contro le ingiustizie di questo mondo crudele. In questo, siamo e saremo sempre dei numeri 1. E se state pensando che anche io mi stia lamentando di questi lamenti… Beh, avete ragione. In fin dei conti, per quanto globetrotter, sono italiano anch’io.

CARLO CHIODO

milanocittastato.it