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I CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA

Federico II di Svevia nacque il 26 dicembre 1194 a Jesi, nelle Marche. Esattamente otto secoli or sono. Ma la sua terra prediletta, la perla del suo regno, fu la Puglia. Egli stesso amava definirsi “Puer Apuliae”, figlio della Puglia. Da sua madre, Costanza d’Altavilla, di stirpe normanna, eredito il regno di Sicilia e tante terre nell’Italia meridionale. Si può dire che Federico II sia stato l’antesignano di una politica meridionalistica in Italia: fece di Palermo il più importante centro culturale italiano, istituì a Napoli l’Università, in contrapposizione a quella settentrionale di Bologna, favorì le imprese artigiane e commerciali, protesse l’agricoltura. Ma soprattutto, per mantenere il proprio potere e difendersi dai nemici, disseminò la Puglia (e non solo la Puglia) di castelli e fortilizi, costruendone di nuovi oppure rinforzando quelli esistenti, di origine normanna o precedente.

Un modo per ricordare Federico II di Svevia è senza dubbio un itinerario attraverso le due provincie pugliesi maggiormente ricche di vestigia federiciane: Bari e Foggia. Federico II amava molto quest’ultima città, ne fece addirittura la capitale del suo regno, e vi costruì uno splendido palazzo, un’autentica reggia. Era l’unica residenza non fortificata di Federico. Purtroppo, di questa meraviglia rimane solo un portale in pietra scolpita, opera di Bartolomeo da Foggia, incastonato nel muro di palazzo Arpi, sede del museo comunale. Il palazzo venne distrutto da una serie di rovinosi terremoti (1456, 1534 e 1731). Ma il colpo di grazia a quello che rimaneva venne inflitto dai bombardamenti aerei del 1943.

Un itinerario attraverso i castelli federiciani – senza trascurare altre attrattive, e ce ne sono molte – deve partire per o da Bari.

Città antichissima (la sua fondazione si fa risalire a quattromila anni fa), è stata sempre un importante porto per i traffici con l’Oriente. Non per nulla la sua bandiera economica e commerciale è ancora oggi la Fiera del levante, un emporio secondo in Italia solo alla Fiera di Milano. Ricca di monumenti, Bari è praticamente divisa, nel suo centro storico, in due parti ben distinte: la “città vecchia”, arroccata attorno alla basilica di San Nicola ed alla cattedrale, e la “città murattiana”, dalle strade dritte e squadrate, ancor oggi come la volle Gioacchino Murat, il cognato di Napoleone che fu re di Napoli. In più c’è la Bari moderna, realizzata durante il fascismo, caratterizzata dal larghissimo lungomare e dagli imponenti edifici pubblici d’architettura monumentale. In fondo al lungomare, si alza la mole del castello Svevo, a forma trapezoidale, in origine fortezza bizantina, poi normanna e trasformata da Federico II nel 1235.

Oggi è sede della Gipsoteca provinciale, che comprende interessanti calchi in gesso di molti monumenti pugliesi. Ci sono anche delle tele, tra cui un bel trittico del Vivarini. Un’altra bella raccolta d’arte si trova, a Bari, nel palazzo dell’Amministrazione provinciale, sul Lungomare. E’ aperta tutti i giorni (tranne il lunedì): vi sono esposte interessanti opere rappresentative della pittura meridionale (specialmente sacra) dal XIII al XVII secolo, ed una importante collezione di arte moderna (la “donazione Grieco”) con opere di Giovanni Fattori, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gioacchino Toma, Giorgio De Chirico, Mario Mafai, Mario Sironi, Felice Casorati, Giorgio Morandi, per non citarne che qualcuno. Purtroppo quest’ultimo settore della Pinacoteca e chiuso al pubblico per lavori di adeguamento dell’impianto elettrico. Per lo stesso motivo è chiuso l’importante Museo Archeologico che si trova nel Palazzo Ateneo (la vecchia università).

La Basilica di San Nicola venne costruita nel 1100 per ospitare il corpo del santo, trafugato a Mira, in Asia Minore, da alcuni marinai baresi. L’interno, purtroppo irto di impalcature perché in fase di restauro, non consente una visita d’insieme. Si possono vedere la tomba di Bona, regina di Polonia, e la sedia episcopale dell’abate Elia. Suggestiva, nel sottosuolo, la cripta sorretta da 26 colonne con capitelli bizantini e romanici, con l’altare che custodisce il corpo di San Nicola.

Bari è città ricca di attrattive. E’ anche famosa per i suoi teatri (oggi è in funzione il solo “Piccinni”, mentre il “Petruzzelli”, devastato da un incendio, e in restauro). Da visitare la Cattedrale romanica dedicata a San Sabino, le antiche mura della città che si affacciano sul lungomare, il Palazzo Sedile (in piazza dei Ferraresi, accanto al teatro “Margherita” in restauro è ricoperto di colorate impalcature dipinte), l’Orto Botanico, piccolo ma interessante, in via Amendola 173 (secondo cancello a sinistra, aperto tutti i giorni feriali dalle 8.30 alle 13.30).

L’itinerario federiciano, partendo da Bari, si può snodare attraverso la parte sud-occidentale della provincia, percorrendo un anello. S’imbocca, a Bari, una scorrevole superstrada con deviazioni per i vari paesi molto ben segnalate. Prima tappa, dopo una trentina di chilometri, a Bitonto. Non è città federiciana, ma un centro oleario d’importanza mondiale, ed un piccolo, ma interessante “Museo dell’olivo” non poteva essere che qui. Dopo aver visitato, specialmente se si è innamorati, la bella cattedrale dedicata a San Valentino, si può proseguire alla volta di Ruvo, che si incontra dopo una decina di chilometri. Anche qui, una splendida cattedrale. Ripresa la superstrada, dopo non molti chilometri si trova, sulla destra, il bivio per Castel del Monte, il gioiello più splendido tra i castelli federiciani, costruito interamente da Federico che lo battezzò “Diadema Apuliae”: infatti con le sue otto torri e la pianta ottagonale, posato sul cocuzzolo di una collina, fa pensare ad una corona turrita (come quella dell’Italia su francobolli e monete, per intenderci). La strada è in salita, con molte curve prima dolci poi più strette. Il castello si scorge da lontano, stagliato verso il cielo con il suo bel colore rosato. Ancor più suggestiva la vista di notte, quando il castello è illuminato da potenti riflettori. Poi, salendo curva dopo curva, il castello si perde, fino ad apparire all’improvviso in tutta la sua maestosità. Questo era per Federico II più un “luogo di delizia”, ritrovo per la caccia e i banchetti, che un apprestamento militare. Infatti il re svevo era un grande cacciatore, soprattutto un esperto falconiere.

Si torna alla superstrada e dopo aver percorso una decina di chilometri in direzione di Bari, al bivio di Lovino si prende la strada per Gravina, città che si raggiunge dopo circa 40 chilometri. Qui, nel 1230, Federico fece costruire un castello di caccia, di cui restano (sulla strada per Spinazzola, su una collinetta) solo alcuni ruderi. Ma a Gravina si può ammirare la bella Cattedrale della Madonna delle Grazie, che risale all’anno Mille.

Dopo una dozzina di chilometri si giunge ad Altamura. Qui c’era, poco dopo l’anno Mille, un’acropoli neolitica disabitata circondata da mura megalitiche (ancora esistenti): e proprio in questo luogo Federico II volle far sorgere una città, concedendo particolari privilegi ad ebrei, greci, latini purché l’abitassero. Vi fece anche costruire un castello, munito di un’alta cinta muraria, abbattuto nel secolo scorso. Ne resta solo una porta detta Porticella. Sono da visitare la Cattedrale, il Museo Civico e la chiesa sotterranea di San Nicolò dei Greci.

Lasciata Altamura, ecco dopo 25 chilometri di strada in salita e discesa, Gioia del Colle, con il suo castello svevo. E qui c’è una leggenda federiciana: nella parete bugnata del sotterraneo si notano due rigonfiamenti che indicherebbero i seni di Bianca Lancia, infelice amante di Federico II e da lui qui imprigionata con l’accusa di adulterio. Bianca Lancia si sarebbe fatta tagliare i seni inviandoli, come prova di innocenza, al re che era padre di suo figlio Manfredi. Oggi il castello ospita un bel museo archeologico.

A Gioia del Colle si può prendere l’autostrada A 14 per giungere, dopo 40 chilometri, di nuovo a Bari. E dal capoluogo inizia anche la seconda parte di questo itinerario federiciano, verso la provincia di Foggia. Si parte da Bari, quindi, imboccando la Statale Adriatica, alla volta di Bisceglie, che dista circa 30 chilometri. Anche qui c’è un castello, di origine normanna, ma completamente trasformato da Federico II. Ne restano tre massicce torri. Nei dintorni si incontrano alcuni monumenti preistorici insoliti per l’Italia: i dolmen. Sono tombe (almeno così si presume) formate da tre lastroni di pietra sovrapposti ad arco. Uno si trova in località Chianca, in contrada Paladini ce n’è un altro; altri due si trovano alla Masseria Frisari e ad Albarosa.

La tappa successiva è Trani. Qui il castello è federiciano “puro”; il re svevo lo fece costruire dalle fondamenta tra il 1223 e il 1249. Successivamente, venne ampliato e rimaneggiato dagli Angioini e dai francesi, e nei secoli successivi deturpato da sopraelevazioni e aggiunte. Adibito infine a carcere, solo di recente e stato “liberato” e restaurato.

Molto interessante, a Trani, il complesso abbaziale di Santa Maria di Colonna, fondato dai Benedettini nel 1097. Poi la chiesa di Ognissanti, che fu quartier generale dei templari, e la splendida Cattedrale, bell’esempio di romanico pugliese, con la porta in bronzo, opera di Barisano da Trani, con figurazioni di carattere saraceno, bizantino e romanico insieme.

Dopo altri 13 chilometri sull’Adriatica, ecco Barletta, importante centro con un grande porto peschereccio. La città è dominata dalla possente mole del Castello, portato alla forma attuale, con quattro bastioni angolari a punta di lancia, dagli Spagnoli al tempo di Carlo V. Ma anche qui c’è l’impronta di Federico, che nel 1243 ricostruì e ingrandì la preesistente fortezza normanna, purtroppo, l’ala federiciana venne distrutta quasi completamente dagli Spagnoli, e ne restano le vestigia solo nell’angolo destro del grande cortile, detto “piazza d’armi” per la sua vastità. Comunque, oggi ben restaurato, il castello risulta molto interessante. Qui è stato trasferito di recente tutto il materiale del Museo De Nittis : purtroppo il museo, che tra l’altro comprende il maggior nucleo esistente di opere del grande pittore barlettano, non è stato ancora riordinato in questa che sarà la sua sede definitiva. Sempre a Barletta non bisogna trascurare di vedere il borgo medievale. Chiuso, purtroppo, anche il Museo Comunale con la statua del “gigante”: si tratta del monumento bronzeo di Eraclio, alto 5 metri e 40 centimetri, che risale al IV secolo.

A questo punto, conviene prendere l’autostrada A14 in direzione nord del casello di Andria-Barletta per arrivare a Foggia dopo una settantina di chilometri.

Antica capitale di Federico II, come abbiamo visto Foggia non conserva vestigia federiciane se non un portale scolpito. E’ comunque una bella città, con interessanti chiese tra cui il Duomo dedicato a San Tommaso, ristrutturato al tempo di Federico (vi si venera l’immagine della Vergine “Icona Vetere”, più nota come “Madonna dei Sette Veli”) e la Chiesa delle Croci. Molto bello il Palazzo della “Dogana delle pecore”, costruito da Alfonso d’Aragona per far pagare i diritti di passaggio alle greggi in transumanza.

Da vedere anche la Villa Comunale, con ingresso monumentale. A soli 18 chilometri dalla città c’è Lucera, antico centro romano arroccato su tre colli (uno ospitava il Foro, l’altro l’acropoli, il terzo il tempio di Cerere). Qui Federico II lasciò un impronta singolare, oggi pur troppo distrutta: vi trasferì i ribelli musulmani di Sicilia (divenuti poi fedelissimi e valorosi pretoriani della corte sveva), i quali trasformarono Lucera in una città araba, con la casbah, i minareti e le moschee. Ma Carlo d’Angiò, nel ‘300, volle eliminare questo oltraggio alla religione cristiana e rase al suolo la città araba, sterminandone gli abitanti musulmani. Dei tempi di Federico sopravvive comunque il grande castello, costruito su tre piani: oggi ne restano solo il primo e la cinta muraria, con le torri aggiunte dagli Angioini. Nell’angolo di Nord-Est si possono ancora vedere i resti della fastosa residenza federiciana.

Da Lucera e possibile fare una deviazione verso Castelnuovo della Daunia, per raggiungere (ad una ventina di chilometri su strade secondarie) l’antico Castel Fiorentino, di cui restano solo pochi ruderi. E’ pero storicamente importante perché qui, nel 1250, morì Federico II. Dopo Castel Fiorentino, sempre per strade secondarie buone e ben segnalate, si può raggiungere Torremaggiore, con un bel castello federiciano poi inglobato, alla fine del ‘500, in un più ampio palazzo ducale a pianta quadrangolare con quattro torri cilindriche. Da qui si giunge a San Severo, importante centro vinicolo, con interessanti chiese. Con una deviazione di una dozzina di chilometri si può raggiungere Apricena, che ha un bel palazzo baronale costruito sui resti di un castello federiciano. Un altro castello, costruito da Federico II per le sue milizie saracene, sorgeva a Castel Pagano: oggi ne restano solo i ruderi.

Qui può dirsi completato un sia pur fuggevole percorso sulle orme di Federico II. Ma la provincia di Foggia e quella di Bari offrono anche altre attrattive, che purtroppo non si possono comprendere in questo itinerario. Citiamo, di sfuggita, le stupende Grotte di Castellana e il grande complesso archeologico di Canne della Battaglia, nel luogo in cui i Romani riuscirono a sconfiggere Annibale, nel Barese. Poi, nel Foggiano, i laghi costieri del Gargano con le sorgenti termali di Margherita di Savoia, i due importanti centri garganici del turismo religioso, come Monte Sant’Angelo, con la suggestiva grotta in cui apparve l’arcangelo Michele, ed il complesso di San Giovanni Rotondo, legato alla mistica figura di padre Pio. Tutti luoghi che potranno far parte di un successivo itinerario.

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(*) Gianni Franceschi “L’AUTOMOBILE”, il giornale dell’automobilista italiano, maggio 1994