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6 NOVEMBRE/ IL TRONO DI LEGNO

Un trono è solo un pezzo di legno coperto di velluto. I proclami passano, le azioni restano. Non mi piace che si finga di disprezzare la morte. La grande legge è saper sopportare l’inevitabile.

NAPOLEONE BONAPARTE

Ho allineato tre detti delle 525 Massime e pensieri di Napoleone che Honoré de Balzac, grande ammiratore dell’imperatore, raccolse. Sono considerazioni fredde e realistiche, in qualche caso striate anche di ci­nismo, ma meritano di essere meditate perché smitizzano tanta retori­ca del potere e, indirettamente, le illusioni di chi si aggrappa alla car­riera o alla piccola funzione esercitata per sentirsi quasi una divinità. Significativa è la prima battuta. A tutti sarà capitato di vedere dal retro certi palchi pavesati e imbandierati, con poltrone e tappeti per le auto­rità: ecco affiorare assi e tubolari, fili e componenti di una realtà quoti­diana, il tutto pronto per essere smontato a fine cerimonia.

È, questa, una parabola della gloria terrena, del successo e del trionfo destinati a essere ben presto relegati nel deposito polveroso dell’oblio. Lo stesso accade per tanti discorsi pomposi e per certi eroi­smi solo esteriori e magniloquenti. Ciò che conta – ammonisce l’impe­ratore (o lo scrittore) – è ciò che si opera nella continuità dell’impegno. La «grande legge» è quella di conoscere il proprio limite e la caducità che ci svela di essere creature votate alla morte. E, allora, «che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stes­so?» (Luca 9,25). Viene, infatti, per tutti, grandi e piccoli, il tempo del­l’isola di Sant’Elena, della solitudine, della miseria e della fine. E se tutto quello che abbiamo amato e adorato è solo un trono di legno?

Gianfranco Ravasi