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26 NOVEMBRE/ LA LINEA CURVA

Quando ci si trova davanti a un ostacolo, la linea più breve tra due punti può essere anche una linea curva.

BERTOLT BRECHT

La rielaborazione in tre fasi e forme diverse del dramma Vita di Galileo (1939; 1946; 1955) da parte di Bertolt Brecht ha trasformato il celebre scienziato in un personaggio trifronte: ora è il combattente per la libertà intellettuale, ora il difensore della propria serenità e del godimento personale, ora nientemeno che il capostipite degli scienziati atomici asserviti al potere. Lasciando da parte questa li­bera metamorfosi, dal Galileo di Brecht ricaviamo una battuta inte­ressante: non è vero, infatti, che la strada più diritta e sbrigativa sia la più efficace per superare un ostacolo. Più produttivo può risulta­re in alcuni casi l’accerchiamento paziente, la strategia lenta e mi­nuziosa, la curva progressiva di avvicinamento rispetto alla marcia frontale di sfondamento.

Questa lezione ripropone, da un lato, un vizio e, dall’altro, una virtù. Il vizio è l’irritazione iraconda, l’incapacità di sopportare un contrattempo, la frenesia istintiva. La virtù è la sapienza dell’attesa, la pazienza, la pacatezza, la riflessività. Purtroppo siamo sempre più abituati dai ritmi attuali della società a volere tutto subito. Si diven­ta, così, frettolosi nei risultati, sommari nei giudizi, approssimativi nei comportamenti. Il lungo esercizio della riflessione, del vaglio, della ponderatezza è ormai spazzato via dall’irruzione fulminante e spesso disastrosa. Impariamo, allora, l’uso della «linea curva» che attenua la fretta e raggiunge la meta con passo quieto ma sicuro. An­che perché le distanze non si misurano solo in metri come si fa a li­vello quantitativo ma pure negli ostacoli che le connotano, proprio come facevano gli antichi cinesi che computavano non solo la linea retta tra un luogo e l’altro ma anche le salite o le discese.

Gianfranco Ravasi