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18 DICEMBRE/ LA PIETRA ANGOLARE

È una sola pietra a reggere la volta: è quella che, incuneandosi tra i due lati inclinati, li tiene insieme. Perché un’aggiunta finale, così esigua, riesce a produrre effetti così grandi? Perché essa non aggiunge, ma completa.

LUCIO ANNEO SENECA

Una volta anche Gesù, parlando di sé, era ricorso all’immagine che abbiamo appena sentito descrivere dal filosofo latino Seneca nelle sue Lettere a Lucilio. Infatti, citando il Salmo 118, aveva dichia­rato: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo» (Matteo 21,42). In queste parole c’era la consapevolezza che proprio lui, scartato dai potenti, convinti di essere in grado di costruire la storia, sarebbe stato quella piccola pietra che regge la volta delle vicende umane. Il contrasto è sottolineato anche da Sene­ca: ci sono altre pietre possenti, eppure è merito di quella pietra esi­gua se esse stanno insieme e creano un’architettura stabile.

Vorrei sottolineare soprattutto i due verbi finali: la pietra angolare non aggiunge ma completa. È, questa, anche una legge dello spirito. Molti credono che sia il tanto a creare valore: tante parole, tante azioni, tante imprese, tanta forza e così via. L’accumulo genera l’illu­sione della grandezza, e non solo nelle ricchezze ma anche nel sape­re: quanti sono convinti, possedendo tanti dati, di conoscere la realtà in profondità. Invece è proprio ciò che tiene insieme in un disegno armonico e sensato i vari dati a generare sapienza e pienezza. Non multa sed multum, dicevano i latini, cioè non sono le tante cose a ren­dere perfetta una persona ma la profondità della sua comprensione e il nodo d’oro che tiene insieme il tutto. Questo vale in particolare quando l’intera rete delle relazioni e della comunicazione si fonda – come accade ai nostri giorni – proprio sull’eccesso, che è un «ag­giungere» senza mai saziare. La pienezza, infatti, non si compie nel­l’accumulo ma nella sostanza autentica.

Gianfranco Ravasi