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TUTTI I LAVORI MAI FATTI/ GLI INTERVENTI CHE AVREBBERO POTUTO SALVARE KALENA ORDINATI DALLA SOVRINTENDENZA

Dopo le puntuali ricognizioni sono stati diversi i decreti che indicavano il progetti da avviare, tutti o quasi disattesi.

È una lunga teoria di decreti e prescrizioni ordinati dalla Sovrintendenza quella che punteggia la storia dell’abbazia peschiciana di Santa Maria di Kàlena a cominciare dai primi anni del 2000, da quando cioè il Centro Studi Giuseppe Martella ha iniziato la campagna in favore della salvezza e del recupero del monumento caro a tutta la comunità.

Dopo il crollo della residuale copertura nella zona absidale della chiesa di Santa Maria annessa all’Abbazia di Kàlena in Peschici, avvenuto a giugno 2009, il soprintendente di Bari, Attilio Maurano, al fine di garantire la conservazione del bene e impedire ulteriori danni, ingiunse ai proprietari del complesso monumentale di provvedere con urgenza all’esecuzione di questi precisi interventi: realizzazione di strutture provvisionali, nelle zone interessate dal crollo, in ponteggi metallici tipo tubo giunto, per consentire la messa in sicurezza e conservazione delle strutture murarie esistenti; puntellatura dell’arcata trasversale che delimita l’area presbiteriale della navata; realizzazione di copertura provvisoria in lamiera di ferro zincata da collegare alle strutture provvisionali. Nulla di tutto questo viene realizzato.

Nel 2011 la Soprintendenza esegue i lavori urgenti in danno ai proprietari per una cifra di €25.000. Tuttavia non vengono eseguiti lavori imposti dal soprintendente Maurano, bensì solo nel 2012 il consolidamento della cresta muraria e il restauro dell’altare danneggiato dal crollo del tetto residuo avvenuto nel 2009.

Dopo un lungo periodo di silenzio, il 24 novembre del 2016 la nuova soprintendente Simonetta Bonomi accende nuovamente i riflettori sul monumento con l’ordinanza “Interventi di messa in sicurezza” emessa a seguito del sopralluogo del funzionario incaricato. Tale provvedimento intima una serie di interventi da attuare senza indugi da parte della proprietà: realizzazione di coperture provvisorie a protezione degli ambienti interessati da parziali o totali crolli; interventi di impermeabilizzazione delle strutture coperte a volta. Procedere all’esecuzione di opere di presidio statico a salvaguardia delle murature dei solai che versano in condizioni di precaria stabilità e quindi a rischio crollo. La zona di coronamento del campanile, ove più danneggiata, dovrà essere livellata e riconfigurata attraverso lo smontaggio e il ricollocamento in opera dei conci e degli elementi in pietra nel rispetto dei filari esistenti, e integrando con materiali simili, le eventuali parti mancanti; nelle parti di muratura meno danneggiate siano eseguite opere di presidio mediante bauletto a base di calce idraulica o altre opere di fissaggio opportunamente individuate. La Bonomi inoltre impone di effettuare una revisione con eventuale integrazione dei coppi posti nella zona terminale dei tetti che affacciano nel giardino interno, dove pericolanti. Nelle zone dove il paramento murario presenta sgrottamenti e lacune di maggiore entità, al fine di impedire ulteriori aggravamenti della staticità della struttura, si dovrà procedere a una ripresa della tessitura con materiale lapideo del tutto identico a quello esistente ( recuperando anche quanto disperso in sito) per forma, caratteristiche e dimensioni, nel rispetto delle metodologie usuali del restauro del tipo scuci-cuci. Il decreto della Sovrintendente precisava anche che le descrizioni sopra elencate costituiscono indicazioni di massima e pertanto, in sede di redazione del progetto di messa in sicurezza, il tecnico incaricato dalla proprietà dovrà approfondire ogni aspetto in termini di tutela e salvaguardia”.

Di tutte queste prescrizioni della dott.ssa Bonomi si ha solo notizia di un intervento che ha riguardato i due tetti pericolanti nella parte padronale, di cui uno ricoperto con una lamiera provvisoria.

Nel mese di maggio del 2017, sempre la dott.ssa Bonomi, tenendo conto del fatto che le opere provvisorie di messa in sicurezza prescritte nell’ordinanza del 2016, a maggio 2017 erano state eseguite solo in minima parte, e che i proprietari si dichiaravano disponibili ad eseguire opere definitive decide di soprassedere su quanto prevista nell’ordinanza a condizione tassativa che si dia rapido corso alla progettazione esecutiva, con tempi contingentati e non negoziabili: entro il 30 giugno 2017 avvio della progettazione esecutiva, entro il 30 settembre autorizzazione e avvio dei lavori, entro il 31 dicembre conclusione dei lavori di recupero strutturale, ricostruzione/ricomposizione delle coperture e difesa delle infiltrazioni meteoriche.

E siamo giunti agli anni 2018-2019-2020: in seguito al trasferimento della dott. ssa Bonomi non c’è stato alcun altro provvedimento della soprintendenza, né i proprietari hanno presentato alcun progetto esecutivo o, se è stato presentato, non è stato assentito. Negli ultimi due anni, anche a seguito del crollo del tetto di un’ala della parte abbaziale, sono stati eseguiti a spese dei proprietari, non è dato sapere se effettuati sotto il controllo della soprintendenza, lavori di copertura dei tetti ma esclusivamente sulla parte abbaziale, parte in lamiera parte in travi e coppi, mentre nessun intervento è stato eseguito sulle chiese; né con il necessario rifacimento integrale della copertura a capriate della chiesa cosiddetta nuova (XI secolo) né con interventi di impermeabilizzazione delle cupole in asse della chiesa più antica (secolo X). Si attende, inoltre, da tempo il restauro del campanile in cui è incastonato il bassorilievo bizantino della Madonna, in situazione di avanzato degrado e a rischio crollo.

Memo/ La prima volta fu Jacobitti a indicare le emergenze per la sopravvivenza del sito

Il primo intervento istituzionale di cui si ha notizia per l’abbazia di Kàlena risale all’anno 2003 e porta la firma del soprintendente Gianmarco Jacobitti che in risposta all’allora ministro Giuliano Urbani così riassumeva le opere che la sede di Bari aveva prescritto di eseguire: “A seguito di sopralluogo congiunto, i proprietari si erano impegnati a predisporre atti progettuali volti alla realizzazione delle seguenti opere: risanamento delle creste murarie della chiesa e del recinto del complesso e successiva protezione con massetto in cocciopesto di colore grigio; consolidamento e restauro della copertura lignea della campata seriale absidale; impermeabilizzazione degli estradossi delle navate laterali; ricomposizione e bloccaggio degli elementi lapidei dell’ambito sommatale della vela campanaria e posa in opera di massetto protettivo in cocciopesto di colore grigio; rifacimento dei canali di gronda e dei discendenti pluviali (in rame) sul prospetto laterale (lato cortile) della chiesa e dell’edificio adibito ad abitazione dei proprietari; interventi di stilatura dei giunti dei conci lapidei lungo le sconnessioni della tessitura muraria; bonifica dei vani della primitiva chiesa”. Jacobitti quantificava il preventivo di spesa dell’intervento da realizzarsi a Kalena: il costo del restauro dell’intero complesso poteva attestarsi presumibilmente intorno a un milione e mezzo di euro; riguardo poi alla sua funzionalità, la spesa (non inferiore a €750mila) poteva variare a seconda della tipologia funzionale che si intendeva conferirgli (museo, struttura di accoglienza, o altro).

Daniela Corfiati

sul quotidiano “L’Attacco” del 16 dicembre 2020