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VIESTE/ VIAGGIO NEGLI ANNI DAL 1943 AL 2013. SI RICOMINCIA A VOTARE (7)

Nei mesi che seguono la fine della guerra, le sezioni locali dei partiti, costituitisi insieme con il Comitato di Liberazione Nazionale, muovono i primi passi nell’organizzazione e nella ricerca di proseliti. Siamo tutti alle prime armi. A Vieste non c’è traccia, non c’è ricordo di partiti organizzati prima del fascismo. Nell’Italia liberale di allora, in occasione delle elezioni politiche, qualche candidato si faceva vedere in paese, incontrava delle persone ritenute influenti che poi dovevano procurargli dei voti, stringeva un po’ di mani, quindi se ne partiva.

Fino alle elezioni degli anni 1919 e 1924, le ultime in cui si votò con liste di diversi partiti, avevano diritto al voto solo gli uomini dai 21 anni in su, che sapevano leggere e scrivere e fossero forniti di un minimo reddito. Le donne erano escluse. Di persone della nostra città, che prima del fascismo già facevano politica, si citava solo l’avvocato don Achille Della Torre, nativo di Peschici, sposato a Vieste, proprietario, ancora vivente. Era stato liberale e tale era ancora. Dal dopoguerra, forse anche prima, veniva qui di tanto in tanto. Io l’ho conosciuto per caso, nella sartoria di Nicola Delpiano (Pavicchio), dove qualche volta mi fermavo. Conversava con quattro o cinque conoscenti della sua generazione, amabilmente, del più e del meno, incluso la politica del momento. Da come argomentava si capiva che nella nuova realtà postfascista non avrebbe potuto far presa sui cittadini elettori quando fosse giunto il momento di andare a votare. L’anno dopo lo sentii comiziare in Piazza del Fosso, davanti a un pubblico inizialmente abbastanza numeroso. Forse parecchi dei presenti erano stati attratti dal personaggio politico, sentito nominare da qualche anziano, ma mai sentito pronunciare discorsi. Sta di fatto che nel corso del suo alato comizio, gli ascoltatori andarono gradualmente diminuendo, restando sino alla fine i suoi stretti estimatori e gli abituali frequentatori di tutti i comizi.

Le prime elezioni amministrative del dopoguerra per eleggere i consigli comunali e provinciali si tennero a marzo del 1946. Circa tre mesi dopo, il 2 giugno dello stesso anno, si svolsero altre due consultazioni elettorali: il referendum per scegliere la forma istituzionale tra monarchia e repubblica e l’elezione di una Assemblea Costituente con il compito di elaborare la nuova Costituzione dello Stato.

LE ELEZIONI COMUNALI DEL MARZO 1946.

A Vieste, per queste elezioni vennero presentate cinque liste. Dopo vent’anni di partito unico, le elezioni avevano lo smalto delle cose nuove. Anche rispetto all’epoca prefascista, per chi se la ricordava, quando su di una popolazione che si aggirava intorno ai 9000 abitanti, i votanti erano solo poche centinaia di uomini. Adesso, per la prima volta avrebbero votato tutti i cittadini, compreso le donne e gli analfabeti.

Maggiormente interessata all’evento, nella nostra città, si mostrava la gente di piazza: proprietari benestanti, artigiani, professionisti, bottegai, impiegati, marinai. Scarsamente i lavoratori della campagna, condizionati da una giornata di lavoro troppo lunga e da una remunerazione troppo corta.

La composizione delle liste rispecchiò le categorie anzidette, meno quella dei proprietari. Un po’ perché essi stessi non si mostravano interessati a esporsi e un po’ per il carattere dichiaratamente popolare che tutte le forze politiche avevano inteso conferire alle liste.

Si votò col sol sistema maggioritario: 24 seggi alla maggioranza e 6 alla minoranza più consistente. Questo che segue fu il risultato.

Dunque 24 seggi alla Democrazia Cristiana e 6 al partito d’Azione, le cui liste erano state capeggiate rispettivamente dall’avvocato Vincenzo Medina e dal medico Francesco Cirillo.

Seguono qui i nomi dei consiglieri eletti: prima i 24 d.c. elencati in ordine ai voti ottenuti, poi i 6 della Bilancia. A lato del primo nome di ogni gruppo è posto un asterisco.

Consiglieri comunali 1946-1952.

Il dottor Cirillo rassegnò le dimissioni nella seduta d’insediamento del Consiglio, che ebbe luogo il 14 aprile. In detta seduta, come previsto, fu eletto solo il sindaco, l’avvocato Vincenzo Medina, democristiano.

Nella riunione successiva vennero eletti i componenti della Giunta Municipale nelle persone di: D’Errico Taddeo Giuseppe (vicesindaco), Bosco Francescantonio, Carpano Vincenzo, Rinaldi Michelangelo assessori effettivi; Lanzone Vincenzo e Rosiello Raimondo assessori supplenti.

Il vicesindaco Giuseppe D’Errico si dimetterà pochi mesi dopo e gli subentrerà Francescantonio Bosco.

Questa Amministrazione guidata dal sindaco Medina fino al 1949, e poi dal sindaco Bosco, durò, invece dei quattro anni previsti, sei anni, fino a maggio del 1952. Della sua attività dirò in una prossima puntata, dove metto in evidenza i lavori pubblici eseguiti nei primi anni del dopoguerra.

LA SCUOLA

Le aule sono ubicate nel palazzo che fa tutt’uno con il municipio. Le elementari adesso vengono frequentate da quasi tutti gli obbligati. Tranne i bambini con problemi psicofisici, che cominceranno ad andare a scuola negli anni Sessanta, riuniti in una classe detta speciale; e solomolti anni dopo entreranno nelle classi normali con gli altri alunni.Oltre alle elementari, a Vieste funziona il residuo degli anni di ginnasio e la scuola media statale appena istituita. Ho detto “residuo”, perché con l’istituzione della scuola media i primi tre anni di ginnasio come di tutte le altre scuole secondarie, non ci sono più. Adesso, dopo le elementari, gli alunni vanno tutti alla scuola media, e dopo i tre anni di questa ognuno sceglie la scuola superiore a cui iscriversi.

Nella foto vediamo un gruppo di insegnanti e di alunni della Scuola Media di Vieste nell’anno scolastico 1946/47. In basso da sinistra: X, l’arciprete don Gigino Ruggieri, il preside prof. Raffaele Morelli, docenti Senzani e Lina Lopriore; in seconda fila: il docente Antonio Napolitano; le alunne Nobile Luciana, Porzio Elvira, Cirillo Giuseppina, la segretaria Iannoli Lina, X, le alunne Turillo Lina e Mirella Senzani, il bidello Lopriore. Nella fila in alto gli alunni Bario Giuseppe (diventerà generale dei carabinieri), Olivieri Enzo, Rosiello Raimondo, Fabrizio Giuseppe, Turillo Antonio e il docente Olivieri Michelantonio. Giunto qui a dirigere quella scuola nell’anno scolastico 1946/47, il preside prof. Raffaele Morelli vi rimase fino al 1948/49. Oltre che a ben svolgere i compiti suoi propri, fece anche qualcos’altro. Nel 1949, quando il ginnasio di Vieste, che era sezione staccata di Foggia e veniva autorizzato al funzionamento anno per anno, sembrava dovesse chiudersi per la scarsità di studenti, egli si adoperò a farlo riaprire. Con l’aiuto degli insegnanti della Scuola Media, delle famiglie degli alunni, e di amici, organizzò due fiere: quella del libro e quella del dolce. Ma il tempo del ginnasio a Vieste era decisamente al tramonto. L’anno scolastico 1950/51 fu l’ultimo. La classe 5^ chiuse con due soli alunni – per la cronaca Bisanti Vincenzo e Ragno Nicola -, che andarono a fare gli esami di licenza ginnasiale a  Foggia.

7 – (continua)

Ludovico Ragno

Il Faro settimanale