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20 DICEMBRE/ COMPAGNO DI STRADA

La parola divina, apparendo all’improvviso, come un compagno di strada, per l’anima che cammina solitaria, le porta una gioia inattesa che supera ogni speranza.

FILONE DI ALESSANDRIA

«Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, la tua onnipotente parola dal cielo, dal tuo tro­no regale, si lanciò in mezzo alla terra.» Così un ebreo di Alessandria di Egitto, la cui opera – il libro della Sapienza (18,14-15) – è entrata nel Canone cattolico delle Sacre Scritture, celebrava l’irrompere della Parola divina per il suo giudizio sugli oppressori. Pochi decenni do­po, un altro ebreo alessandrino, il filosofo Filone, scriveva la frase che sopra abbiamo proposto. La sua era ima prospettiva che potremmo quasi definire evangelica e «natalizia». La Parola divina scende dal cielo della sua trascendenza per mettersi sulla nostra strada e per di­ventare un compagno di viaggio nella vicenda della vita.

È l’equivalente, ancora esitante, del ben più forte e radicale «La Parola si è fatta carne» del Vangelo di Giovanni. Avere accanto a noi, al nostro fianco, al nostro livello, quella presenza ci «porta una gioia inattesa che supera ogni speranza». Un poeta tedesco di origine ebraica, Paul Celan, spettatore della tragica fine della sua famiglia sotto la barbarie nazista, morto suicida a Parigi nel 1970 a 50 anni, aveva lasciato un filo di speranza nei suoi versi, evocando a suo mo­do il tema che oggi abbiamo proposto: «Scese, scese / scese ima pa­rola, scese, / scese attraverso la notte, / volle risplendere, volle ri­splendere». Celan non ha voluto fissare gli occhi in quella luce e si è lasciato avvolgere dalle tenebre. Noi cerchiamo, invece, di raccoglie­re quella luce e quella parola nel Natale ormai imminente: «La luce risplende tra le tenebre e le tenebre non l’hanno travolta…».

Gianfranco Ravasi