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23 DICEMBRE/ UN IDIOTA RICCO

Un idiota povero è un idiota. Un idiota ricco è un ricco.

PAUL LAFFITTE

Se si va a cercare su Internet il nome dell’economista Paul Laffitte, nato nel 1925, lo si trova quasi sempre associato a questa battuta che è tratta da un suo saggio dal titolo un po’ stravagante, Geroboamo o la finanza senza meningite. Sta di fatto che è difficile dargli torto. Certo, il termine «idiota» ha una diversa accezione nella tradizione spiri­tuale russa dove paradossalmente definisce la persona dotata di una fede candida nei confronti di Dio e del prossimo, una creatura gene­rosa e mistica: è il caso del folle principe Myskin, protagonista del celebre romanzo L’idiota che Dostoevskij compose nel 1868-69. Qui, invece, il significato è quello offensivo e scontato e rimanda alla per­sona stupida e stolta.

Ma – fa notare Laffitte – c’è una sorpresa. Se l’imbecille è ricco, ecco che appare subito la differenza rispetto al cretino che è povero. A lui si riserva sempre un trattamento di favore a causa della forza del suo denaro. È, questa, una triste legge a cui tutti ci adattiamo: quante vol­te si è pronti a incensare, a dar ragione, persino a esaltare il ricco o il potente di turno, anche se quelle che emette sono solo idiozie e insul­saggini. Il mitico ragionier Fantozzi che striscia di fronte al padrone anche quando gli prospetta un’assurdità alberga – sia pure in minima parte – un po’ in tutti noi. Bisogna avere il coraggio dell’uomo vera­mente libero per non esitare a denunciare la vacuità e la banalità di chi gestisce beni e potere. Per questo, la considerazione di Laffitte ri­mane una rilevazione amara che non può essere smentita.

Gianfranco Ravasi