Menu Chiudi

25 DICEMBRE/ A MANI VUOTE

«O Signore, non ho, come i Magi che sono dipinti sulle immagini, dell’oro da offrirti». /«Dammi la tua povertà!»/«Non ho neppure, o Signore, la mirra dal buon profumo né l’incenso in tuo onore». /«Figlio mio, dammi il tuo cuore.»

FRANCIS JAMMES

Per il mio augurio natalizio sono ricorso a una lirica molto sem­plice, quasi didascalica di un tenero poeta francese, Francis Jammes (1868-1938), amante della natura, dei sentimenti delicati e dei valori cristiani. Egli si definiva «il portavoce delle piccole anime», quelle che di solito sono ignorate e persino calpestate dai potenti e dai sa­pienti del mondo. Davanti al Bambino il poeta è lì, senza doni d’oro e senza aromi preziosi, come avevano potuto offrire i Magi. Gesù guarda quelle mani vuote e non ha nessuna esitazione nel chiedere i due doni in assoluto a lui più cari, la povertà e il cuore.

La povertà biblica è, certo, anche il distacco dal possesso e dall’ac­cumulo, ma è soprattutto l’apertura dello spirito a Dio, ai fratelli, al mistero. Il cuore non è solo il sentimento, ma è soprattutto la co­scienza. Ecco, allora, la vera offerta del Natale, gradita a Cristo: dar­si a lui e all’impegno per il prossimo senza riserve, nella passione, nella disponibilità, nella generosità dell’amore. È la riscoperta di una religiosità radicale che non si accontenta di qualche devozione o di qualche beneficenza, ma che si irradia nell’esistenza trasfiguran­do giorni e opere, riso e lacrime, atti grandi e azioni semplici. E, allo­ra, l’augurio di ritrovare una fede autentica che alimenti la vita e che colmi il corpo e l’anima, donando forza nella prova e serenità nella quotidianità. O almeno una tensione verso i valori più alti, abbando­nando il chiuso orizzonte dell’egoismo e sollevandosi dal pantano della banalità e della superficialità.

Gianfranco Ravasi