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VIESTE/ VIAGGIO NEGLI ANNI DAL 1943 AL 2013 – IL QUADRIENNIO 1956-60 (14)

Nella primavera del ’56, vennero indette puntualmente le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale. Nei partiti ci fu il consueto movimento per trovare candidati di fede e anche persone “indipendenti” se elettoralmente capaci di captare voti. Inoltre faceva discutere la novità che per la prima volta si votava con il sistema proporzionale, il che consentiva di prefigurare nuovi possibili scenari per il dopo elezione. Un altro elemento, che animava la discussione nel nostro mondo politico paesano, era dato dalla presenza nella lista della Democrazia Cristiana di Giovannangelo Latorre, Giannangelo, come usavano chiamarlo quelli che lo conoscevano, o Giovanni come lui preferiva firmarsi. Un uomo da sempre, apertamente, elettore dc e, al di fuori della politica, un commerciante serio e accorto, nonché agricoltore di successo, attento alle innovazioni, dotato di forte sensibilità etica. Era comprensibile che più degli altri fosse oggetto degli strali della sinistra, ma strano che gli venissero anche da destra.

Le votazioni si svolsero il 27 e 28 maggio. La Democrazia Cristiana ebbe ancora il maggior numero di voti e quindi di consiglieri, 13 su 30, ma non la maggioranza assoluta. Gli altri eletti: 9 comunisti, 5 fra monarchici e missini, 2 la lista civica dei dissidenti dc detta “Bilancia”, 1 i socialisti.

Consiglieri Comunali 1956 – 1960

*1Latorre Giovanni16Vecera Vincenzo
2Piracci Sante17Mendolicchio Nicola
3Mazzone Pasquale18Prencipe Lorenzo
4Soldano F.sco Paolo19Iannoli Antonio
5Giuffreda Domenico20Azzarone Giuseppe
6Delli Santi Mariano21Quintana Giuseppe
7Ragno Ludovico22Simone Paolo
8Cariglia Giovanni*23Cirillo Erasmo
9Olivieri Michelantonio24Troya Sante
10Caizzi Simone25Lopriore Francesco
11Minecci Gaetano26Notarangelo Gaetano
12Corricelli Sante27Denittis Lorenzo
13Cirillo Michelino*28D’Errico Giannangelo
*14Marchetti Camillo29Bosco Francescantonio
15Forte Vincenzo*30D’Onofrio Carmine

Le manovre per la costituzione dell’Amministrazione

Nel giro di pochi giorni si sparse la voce d’incontri in atto tra i dirigenti locali dei partiti di destra e di sinistra e i consiglieri della bilancia per estromettere il partito di maggioranza relativa, la DC, dal governo del Comune, e costituire essi, tutt’insieme, la nuova civica amministrazione.

Secondo le voci che circolavano, l’operazione non era ben vista dalle segreterie provinciali monarchica e missina e meno ancora da quella comunista, che anzi sconsigliavano quell’alleanza impropria. Ma le sezioni cittadine di quei partiti non vollero sentir ragioni, specialmente i comunisti, e continuarono nella ricerca dell’intesa. Che comunque non andò a conclusione. Un dissenziente monarchico, un dissenziente comunista e un dissenziente dc, eletto nella lista civica e rientrato nel partito, fecero fallire il tentato assemblaggio tra destra e sinistra.

Il 2 luglio, venivano eletti Sindaco e Giunta, rispettivamente con 16 e 15 voti, nelle seguenti persone:

Sindaco: Giovanni Latorre. Giunta: Ludovico Ragno, assessore e vicesindaco, Domenico Giuffreda, Mariano Delli Santi, Francesco Paolo Soldano, Giovanni Cariglia, Gaetano Minecci.

Giovanni Latorre è il primo sindaco del dopoguerra che guiderà la civica amministrazione per tutta la durata del ciclo. Al suo operato si riconoscono larghezza di vedute, efficienza, risultati conseguiti.

Lavori di quegli anni. La sistemazione di vie interne all’abitato e di alcune strade di campagna. Le prime pavimentate in parte con mattonelle di cemento e in parte con un manto di cemento, le seconde allargate e, per la prima volta, asfaltate. La costruzione dell’edificio per la Scuola Media in via Madonna della Libera. Il rifacimento della scalinata principale della cattedrale. La spiaggia detta della pescheria viene in parte elevata per circa 20 metri di larghezza fino al livello stradale. Su parte dell’area realizzata vengono impiantate le palme e i fiori, la restante superficie è lasciata come piazza. Il sito è rinominato Marina Piccola. Nel 1962 i giardini verranno pavimentati con mattonelle, illuminati e arredati con sedili di ferro e la piazza, detta “Dietro il Rianto”, pavimentata e resa sicura con opere di difesa dal mare. Nel primo quinquennio del Duemila, i giardini verranno allargati di circa il 25 per cento, adornati con una bella ringhiera parapetto, protetti con un filare di massi e arredati di una nuova illuminazione e di sedili di pietra.

Nel campo della scuola è raggiunta l’intesa con l’Amministrazione Provinciale per l’istituzione del Liceo Scientifico a Vieste.

Il sindaco emette le prime ordinanze con le quali si fa obbligo ai proprietari di case dalle cui grondaie, quando piove, l’acqua precipita sui passanti, di convogliarla in tubi stesi fino a terra.

Buon ultimo evento del quadriennio è la posa della prima pietra della strada litoranea Vieste-Mattinata. La cerimonia ha luogo il 1° maggio 1960, alla spiaggia del castello, pressappoco dove poi sorgerà l’Hotel Merinum, con grande concorso di cittadini e la presenza di autorevoli personalità.

Il rione Ripa dall’abbandono alla rinascita

Nel 1956, nella nostra cittadina si profila un’opera straordinaria, di notevole rilevanza urbanistica e di benefici riflessi nel sociale. Si tratta del trasferimento delle famiglie abitanti nella parte pericolante del rione Ripa, in un nuovo rione, da edificare a cura e spese dello Stato, ai sensi della legge 9 luglio 1908, n.445.

È quanto sancisce il decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 1956, n. 723.

Il rione Ripa, come spiega il nome, si stende sopra la riva erta del mare e occupa il versante sud-est della zona antica. E’ il tipico borgo medievale delle coste italiane, arroccato su un’altura per esigenze di difesa dai pirati del mare e dalla malaria della pianura, sorto dopo le distruzioni barbariche con le prime ricostruzioni avviate dai Longobardi.

Verso la fine degli Anni Trenta, parecchie case della zona erano state abbandonate dagli abitanti perché fatiscenti, altre erano scomparse da prima, divorate dall’erosione del vento o crollate con la base rocciosa su cui poggiavano, erosa dal vento e dal mare. Su iniziativa dell’autorità comunale, il Ministero dei Lavori Pubblici aveva inviato qui, nel 1942, dei geologi che fecero i dovuti accertamenti. Le vicende belliche del tempo non consentirono di procedere ai successivi adempimenti.

Finita la guerra, tornata la normalità, il Genio Civile di Foggia redige due piani, uno per indicare la parte del Rione Ripa da abbandonare e l’altro per urbanizzare il terreno espropriato da edificare. I piani sono approvati dal consiglio comunale di Vieste nel 1958 insieme con l’elenco delle famiglie aventi diritto alla casa e a coloro che abbiano chiesto di acquistare un lotto di terreno, nella località prescelta per il trasferimento. In tutto sono 238.

La superficie espropriata è di 67.126 mq, compresa tra le vie 24 Maggio, Manzoni e Madonna della Libera. Nel 1962 il Genio civile dà inizio ai lavori di urbanizzazione della quota di terreni acquisiti, costruendo le strade e la rete fognaria. Mentre sono in corso i lavori, uno o più espropriati che hanno fatto ricorso, ottengono in giudizio una valutazione dei terreni a un prezzo che il Genio Civile non può pagare. Ragione per cui riduce l’esproprio a mq 24.585, all’incirca la superficie che ha già urbanizzato.

Negli anni successivi, mutati i tempi e le valutazioni, viene deciso di ridurre la zona da sgombrare e di consolidare il resto possibile. Che è anche la raccomandazione della Sovrintendenza – detta oggi – ai Beni Ambientali e Culturali.

A tal fine si ha un primo intervento del Genio Civile per le Opere Marittime di Puglia, che nel 1982 fa sistemare, a una cinquantina di metri dalla costa, due scogliere per proteggerla dall’erosione del mare. Negli anni seguenti esegue anche opere di consolidamento di parti insicure.

L’area espropriata, non più edificata, rimane all’uso pubblico. Su di essa vengono sistemati il parco giochi per i bambini, la stazione degli autobus di linea, il mercato estivo della frutta, il campo di calcetto e quello di pallacanestro e infine, nel 2011, è attrezzata la rotatoria per la circolazione dei veicoli.

Nel contempo, il Genio Civile elimina i resti delle case abbandonate e in pericolo di crollo, mentre i privati restaurano le case recuperabili e il Comune sistema le vie. Ne guadagna il decoro e la vita della zona. Infatti le strade e stradine illuminate dai tanti negozietti di souvenir e bigiotteria aperti, le pizzerie con i tavoli sulla strada, al lume di candela, e i forestieri che vi circolano, molti dei quali dopo la visita alla vicina nostra cattedrale, determinano in una certa misura la rinascita di quel vecchio storico rione, alto sul mare, da dove si può seguire il volteggiare dei gabbiani guardando verso il basso, anziché verso l’alto, come li vediamo dai nostri lungomari.

14 (continua)

Ludovico Ragno

Il Faro settimanale