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PASQUALE SOCCIO, IL RICORDO A 20 ANNI DALLA MORTE. LA SUA LEZIONE DI MAESTRO E PEDAGOGO, L’AMORE PER IL TERRITORIO

Quelli della mia generazione, ma an­che di quelle più antiche e successive che hanno studiato al liceo Bonghi di Lucerà tra il 1940 e il 1975, non possono fa­re a meno di conservare il ricordo di Pasquale Soccio,che mori il 4 febbraio del 2001 a San Marco in Lamis, la cittadina dove era nato l’11 maggio 1907. Un ricordo vivo ancora oggi, a venti anni dalla morte. Soccio è vissuto, infatti, a Lucerà tra il 1940 e il 1975, svolgendo la propria attività di insegnante di filosofia e storia al liceo classico Bonghi per dieci anni e per venticinque quella di preside: un esempio di longevità scolastica inimitato e inimitabile. Se non è facile dimenticare la sua lezione di maestro e di pedagogo, nessuno può dimen­ticare la sua lezione di vita.

Testimoniò con forza il suo impegno nell’atti­vità professionale con la sua concezione del­la scuola molto particolare, convinto che questa dovesse dare un’impronta indelebile nella personalità di un individuo. “Nella mia scuola si entra bambini e si esce uomini” so­leva ripetere spesso e di questa convinzione faceva tesoro ogni giorno.

Nella sua testimonianza pedagogica amava iniziare i suoi allievi alla cultura in generale sia classica che scientifica: cultura intesa co­me visione del mondo, convinto che solo es­sa poteva salvarlo e renderlo più libero.

Non settario nelle scelte, rispettava, da libe­rale convinto, tutte le concezioni della vita, qualsiasi testimonianza politica e culturale. D’altro canto il suo tavolo era pieno quotidia­namente di giornali, riviste, rassegne di ogni tendenza e di ogni cultura e con diversificato indirizzo politico.

Faceva affollare nei pensieri della sua men­te,- straordinariamente piena di contenuti, di ricordi e di riferimenti a libri e a persone, un’infinità di spunti culturali. E ogni spunto che gli veniva dal mondo della cultura dive­niva lievito e misura per i suoi studi: studi che furono vari e spaziarono dalla pedagogia al­la storia, alla letteratura, alla filosofia e alla poesia. Frutto di questo impegno sono un numero sterminato di articoli, di interventi, di scritti, di cui alcuni raccolti in volumi che re­stano una significativa testimonianza del suo lavoro culturale. Giovane collaboratore de i diritti della scuola, la più prestigiosa e longe­va rivista pedagogica italiana, nel 1947 pub­blica Il maestro studioso, sicuro portolano per chi vuole accedere al mare magnum del­la cultura classica, storica e letteraria, e che ancor oggi conserva la sua validità. Conti­nuerà ininterrottamente la sua ricerca e i suoi su Giambattista Vico, cui aveva dedica­to la sua tesi di laurea molto apprezzata nel mondo accademico e spunto per un’antolo­gia scolastica molto apprezzata edita con molte ristampe ed edizioni da Laterza. La sua ricerca appassionata sul pensiero e sulle opere di Vico si completa con un libro pubblicato da Garzanti nel 1983 e poi nel 2000, che contiene un ponderosissimo saggio in­troduttivo e una completa antologia degli scritti vichiani.

Il suo impegno culturale si rivolge infine e con utile diletto alla rappresentazione dei territo­ri e dei luoghi in cui visse e operò: il nativo Gargano di cui si riteneva zolla errante, Lu­cera dove svolse la sua intensa e ininterrotta attività di uomo di scuola, Foggia sua transi­toria patria e tanti altri piccoli comuni del preappenino dauno furono oggetto di libri fortu­natissimi, in cui i confini tra prosa e poesia di­ventano spesso molto sfumati, come Garga­no segreto, Lucera minore, Omaggio a Fog­gia, le Immagini di una Puglia in ombra. Soccio è ancora un maestro da leggere e da scoprire. Un meritorio lavoro di recupero dei suoi scritti è in atto da parte di suoi allievi e sodali. Come attiva è la fondazione Pasqua­le e Angelo Soccio, da lui fortemente voluta “a prò’ di giovani studenti” e che da San Mar­co in Lamis continua ad offrire spunti di ricer­ca e di studi, anche attraverso una cospicua biblioteca e un ricchissimo archivio. Sicura­mente saranno utili per conoscere la sua te­stimonianza allargata a tutto il mondo cultu­rale con cui si confrontò, la pubblicazione di alcune delle sue lettere, per ora ancora av­venuta in maniera parziale. Proprio in questi giorni viene pubblicato in­tanto un volume densissimo di poesie di Soc­cio per la cura amorosa e appassionata di Mi­chele Galante,che interpone ai suoi studi validissimi di storia politica della nostra re­gione e dei suoi migliori rappresentanti, que­sta ricerca attenta e tenace della produzione letteraria, filosofica e storica del preside, ol­tre che del suo epistolario. Galante ha rac­colto in volume 4000 versi di Soccio, scritti in un arco temporale molto lungo, iniziato negli anni trenta su fogli locali della città natia e continuatosi dopo una lunga parentesi fino agli ultimi anni della sua vita; piccoli compo­nimenti scritti o dettati su piccoli fogli volanti o su approssimative veline. Ferdinando Pap­palardo, già professore di letteratura italiana all’ Università di Bari segnala la sostanziale novità di queste poesie e della loro colloca­zione nella tradizione poetica pugliese.

Giuseppe Tricucci

l’attacco