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VIESTE/ VIAGGIO NEGLI ANNI DAL 1943 AL 2013 – ELEZIONI COMUNALI DEL 1976 – (22)

Il PCI fece un altro passo avanti portandosi a 11 seggi, quasi pareggiando con la DC che questa volta si fermò a 12. Gli altri seggi furono così assegnati: PSI 4, PSDI 1, MSI-DN 2. Per la prima volta al Comune di Vieste s’insediava un’Amministrazione di sinistra formata dai tre partiti prima nominati. Restavano all’opposizione DC e MSI-DN. Da quella elezione, nei verbali del Comune, i consiglieri vennero elencati non più in base ai voti ottenuti, dal maggiore al minore, ma in ordine alfabetico, a prescindere dai voti e dal partito di appartenenza.

Consiglio comunale 1976 – ‘78

1Azzarone Giuseppe
2Bosco Lorenzo
3Candelma Nunzio
4Cariglia Andrea
5Caruso Vincenzo
6Clemente Michele
7Delpiano Pasquale
8Denittis Antonio
9D’Errico Pietro
10Devita Giuseppe
11Devita Vincenzo
12Dirodi Antonio
13Dirodi Girolamo
14Dirodi Nicola
15Fasani Luigi
16Mafrolla Maria Santina
17Marchetti Camillo
18Marinelli Francesco
19Montalbano Francesco
20Nardella Domenicantonio
21Pastorella Carlantonio
22Patrone Gaetano
23Pecorelli Pasquale
24Pellegrino Giovanni
25Piracci Giuseppe
26Prencipe Pasquale
27Santoro Raffaele
28Scala Nicolamaria
29Sollitto Michele
30Totaro Matteo

Sindaco: Santoro Raffaele. Giunta: Delpiano Pasquale (vicesindaco), Montalbano Francesco, Marchetti Camillo, Dirodi Girolamo, Azzarone Giuseppe, Sollitto Michele. Dopo qualche tempo al dimissionario Marchetti Camillo subentrò Dirodi Nicola.

Tre furono gli obiettivi principali sui quali l’Amministrazione nei suoi due anni di vita incentrò la propria attività: completare gli adempimenti per l’attuazione della 167, cercare di arginare l’abusivismo costruttivo di campeggi, villaggi turistici e strutture edilizie in generale, stimolare l’attenzione della cittadinanza sul Piano Regolatore Generale in progettazione e farne sentire la vigile presenza agli ingegneri redattori.

Problemi nell’attuazione della 167

     Nel volgere di un anno la nuova Amministrazione tornò tre volte sull’argomento. Il 29.10.76, quando il consiglio comunale deliberò di aumentare la superficie da ettari 7,5, quanti n’erano stati previsti nella deliberazione del 28.07.1974, ad ettari 15,00. Le altre due volte, a gennaio e ad ottobre del ’77, per controdedurre ai ricorsi dei proprietari dei terreni inclusi nell’area prescelta. Che furono tutti rigettati. Ma non si sbloccò la situazione, perché i ricorrenti impugnarono gli atti presso il TAR di Puglia, onde la questione tornò all’esame dell’Amministrazione successiva.

In altro campo, con molta determinazione si mosse il sindaco Santoro per bloccare la proliferazione dei campeggi e villaggi turistici che ogni anno sorgevano senza autorizzazione. Ma, incontri e convegni organizzati per richiamare l’attenzione sulla connessione di tale problema con il PRG che era allo studio, nel cui ambito sarebbe stato possibile inquadrare nuovi insediamenti turistici, e ordinanze di sospensione di lavori abusivi e sigilli agli stessi, non sortirono che parzialmente l’effetto voluto. Come già si era verificato prima e si ripeterà dopo di lui.

Nascita ed evoluzione dei campeggi

La storia dei campeggi di Vieste ha una sua genesi particolare, che influenzerà anche la loro espansione. Vale la pena ricordarla. Intorno alla metà degli anni 50, e primi anni 60, in concomitanza con il cosiddetto miracolo economico italiano, aumenta l’occupazione e la retribuzione degli operai, e di conseguenza aumentano coloro che possono permettersi le ferie al mare con una spesa sostenibile. In questo quadro socio-economico molte persone scoprono Vieste, le nostre spiagge, i nostri tesori naturalistici.

Ma a Vieste non vi sono alberghi, c’è solo qualche pensioncina e pochi appartamentini d’affittare. Né, peraltro, stando a quello che si vede, i vacanzieri che giungono qua sembrano interessati a strutture del genere alberghiero. Sarà perché è stato scoperto il piacere di trovarsi a contatto con la natura, o perché si guarda al risparmio, sta di fatto che i più di loro arrivano forniti di tenda e relativi attrezzi da campeggio, e vanno a piazzarsi sulle spiagge e altri siti vicino al mare. La spiaggia presa maggiormente d’assalto è quella del Castello, da circa la sua metà verso “Sotto il Ponte”. Nella parte più vicina al paese prendono il sole e fanno il bagno i viestani. Tende sparse qua e là si vedono anche sulle spiagge di Portonuovo e San Lorenzo, in qualche caletta e sotto un ciuffo di pini.

Il Comune cerca di contrastare questa sistemazione di tende dormitorio sulla spiaggia, per più motivi, non ultimo quello di natura sanitaria. Intervengono i vigili urbani, prima con garbati inviti-ordine di lasciare la spiaggia, poi con contravvenzioni. I risultati però sono modesti, poiché i più ritornano il giorno dopo. Solo cambiano sito.

In tale spinosa situazione, a qualcuno che possiede un terreno vicino al mare, viene in mente un certo ragionamento. Pressappoco questo: la situazione dei campeggiatori sulla spiaggia è sicuramente scomoda oltre che precaria, se io metto a disposizione di costoro un terreno recintato, con piazzole per le tende, più i servizi igienici, acqua, luce e sorveglianza, tutte cose fattibili con una spesa limitata, è pensabile che troveranno conveniente sistemarsi in un’area così organizzata, dietro pagamento di un modesto corrispettivo. Detto fatto.

All’inizio degli anni 60 vennero aperti i primi due campeggi, autorizzati dopo un laborioso iter burocratico: Baia degli Arancidi Domenico Martucci e il Villaggio Gattarella dell’ingegnere Rusconi. Come s’era immaginato, i campeggiatori li riempirono in men che non si dica. Da allora lasciarono libere le spiagge. Il successo dei primi invogliò altre persone ad attrezzare campeggi. Il loro sorgere andò più veloce del tempo occorrente per regolamentarli tra i tempi amministrativi e tecnici. Anno dopo anno i campeggi aumentarono di numero e sebbene forniti dei requisiti di agibilità – in primis quelli igienico-sanitari e di sicurezza – erano tuttavia contrastati dalle Amministrazioni Comunali perché non previsti nel disegno urbanistico vigente. Ne sorsero di grandi e piccoli, vicino al mare, dalla spiaggia del Castello fino a Campi e dalla spiaggia di San Lorenzo alla zona di Santa Maria e oltre, fino al confine col territorio di Peschici.

In uno stato di conflitto permanente si andrà avanti fino agli anni 90, quando, scemato l’interesse per la vacanza sotto la tenda, si penserà ad una riqualificazione di tali insediamenti. A dare una risposta a questa aspettativa, sollecitata dagli operatori del settore e dall’Amministrazione guidata dal sindaco Spina Diana, seguita nella sua formazione dal consigliere regionale Vincenzo Caruso, si arriverà alla legge della Regione Puglia n° 3 del 20/01/1998. Detta legge, sebbene con molte prescrizioni, tra le quali la riduzione del numero dei posti letto, autorizzerà la ristrutturazione dei campeggi in villaggi turistici da realizzare con dignitosi prefabbricati al posto della tendopoli. La maggior parte degli interessati farà in tempo a conformare le strutture possedute a quella legge provvidenziale. Che due anni dopo verrà abrogata.

L’assoluto relativo

A un convegno di medici che ebbe luogo nel centro congressi di Pugnochiuso, partecipò il prof. Pietro Valdoni, il più conosciuto chirurgo italiano del suo tempo.

Si era in primavera, quando gli alberghi sono ancora in fase di riapertura e soltanto pochi addetti sono già in servizio. In detta stagione, dovendo ospitare convegni o altri incontri, la direzione del centro si rivolge agli studenti degli ultimi corsi del nostro Istituto Alberghiero. I quali, in buona parte, sono abbastanza preparati a svolgere il loro compito in senso strettamente esecutivo, ma, data la giovane età, sanno ben poco delle persone con le quali vengono in contatto.

Gli organizzatori del convegno, normalmente contrattano con la dirigenza del Centro il tutto compreso: uso della sala, impianti di diffusione e relativi addetti, pernottamento in albergo, colazione, pranzo e cena. Nei pasti non sono comprese le bevande. Vini e acqua minerale, ognuno prende quello che vuole e lo paga a parte.

Durante il pasto di mezzogiorno, uno dei convegnisti chiama il giovane cameriere del suo settore e gli chiede una bottiglia di acqua minerale. Il giovane, bene attento ad attenersi alle disposizioni ricevute nel caso di richieste extra menu, garbatamente fa presente all’ospite che se vuole l’acqua minerale deve pagarla a parte.

E quello: “Ma io sono Valdoni!”.

Inesperto del mondo, che ne sa lo studente-cameriere del valore di Valdoni chirurgo, della sua importanza di relatore al convegno in corso? Un po’ perplesso va dal direttore e gli riferisce che un medico ha detto che a lui non spetta di pagare l’acqua minerale.

“Perché?”, domanda il direttore.

“Perché dice che lui è Valdoni!

Ahimè, la gaffe del giovanotto! Il direttore vola a scusarsi. Il sorriso bonario del professore gli anticipa che non ce n’è bisogno. Era una battuta scherzosa di autoironia.

Vien da dire: relatività delle umane cose! Un grande chirurgo è un valore assoluto, giustamente considerato da chi ne conosce la fama. Ma per chi non lo conosce?

22 – continua –

Ludovico Ragno

Il Faro settimanale