Casa Sollievo della Sofferenza è uno dei più importanti ospedali pugliesi. Ma l’emergenza covid ha dato il colpo di grazia a una situazione compromessa da almeno un decennio: il mancato raggiungimento dei tetti di spesa ha fatto sì che il bilancio 2020 si sia chiuso con quasi 50 milioni di perdite. E i debiti hanno superato quota 100 milioni. Dell’ospedale di San Giovanni Rotondo bisogna parlare con i verbi in forma dubitativa, perché il Vaticano non rende noti i conti. La scorsa settimana la Conferenza episcopale pugliese ha incontrato il presidente della Regione, Michele Emiliano, che si è presentato al tavolo annunciando di aver parlato in videoconferenza con il segretario di Stato della Santa Sede, monsignor Pietro Parolin. Serve un intervento per salvare Casa Sollievo, che qualcuno già paragona – per ampiezza del possibile «buco» – alla Divina Provvidenza di Bisceglie. La situazione è tutt’altro che semplice. Tanto che la Segreteria di Stato starebbe pensando a un commissariamento dell’ospedale per sostituire l’attuale direttore generale, Michele Giuliani, subentrato due anni fa a Domenico Crupi: l’obiettivo è attivare una interlocuzione con Palazzo Chigi, per chiedere un finanziamento straordinario sulla falsariga di quello garantito ogni anno al Bambin Gesù. Al tavolo con i vescovi pugliesi, cui hanno partecipato tra gli altri Francesco Moscone (arcivescovo di Manfredonia) e Vito Angiulli (Ugento) è stato chiesto che pure la Regione faccia la propria parte.
Il piano c’è, ma le incognite sono ancora tante. San Giovanni Rotondo fino al 2018 era il primo ospedale pugliese per saldo di mobilità attiva, e il solo reparto di Oncologia fattura più dell’intero
Irccs di Bari. L’ospedale è in ima vecchia struttura che fino a quindici anni fa aveva stanzoni a sei letti senza bagni: le riorganizzazioni hanno fatto calare il numero dei posti, ma l’ente ecclesiastico continua ad avere 2.300 dipendenti. Una infinità.
L’idea della Regione passa per la costruzione di un nuovo ospedale, da finanziare con i fondi ex articolo 20 (solo una volta in trent’anni il ministero ha autorimato l’utilizzo di fondi pubblici per un ospedale privato). In parallelo, la Regione erogherebbe alla Fondazione «Casa Sollievo» l’intero tetto di spesa (257 milioni) vuoto per pieno, rinviando a 5-7 anni gli eventuali conguagli: una boccata di ossigeno per costruire un piano di salvataggio. Si può fare, ma serve una legge regionale che Emiliano è disposto a far approvare: chiede in cambio di poter contare nella gestione, e soprattutto chiede una «garanzia forte» del Vaticano. Ma l’unico impegno arrivato da Oltretevere, a quanto pare, è di presentare una richiesta a Palazzo Chigi: già ai tempi di Fitto (governo Berlusconi) San Giovanni Rotondo ottenne un finanziamento straordinario di 60 milioni.
I tre enti ecclesiastici (Acquaviva, Tricase, San Giovanni Rotondo) sono un pezzo importante della sanità pugliese. In un decennio il finanziamento regionale è passato da 362 a 497 milioni l’anno (2019), mentre nello stesso periodo le aziende sanitarie sono salite da 464 a 758 milioni: il solo Policlinico di Bari ha avuto un incremento (+143 milioni) superiore a quello dei tre ecclesiastici (+134) che garantiscono il doppio delle prestazioni. Tuttavia San Giovanni Rotondo dovrebbe avere un patrimonio enorme, tra fondi e lasciti, il cui ammontare è ignoto: potrebbe essere quello la «garanzia forte» che Emiliano chiede per accompagnare il salvataggio.
Massimiliano Scagliarmi
gazzettamezzogiorno