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LORENZO SPINA DIANA/ LETTERA APERTA A “VIESTE SEI TU”

Della mia lealtà avete avuto prova prima ancora del vostro successo elettorale del 2016. In quell’occasione, infatti, pur facendomi principale promotore di accordi pre-elettorali fra i due schieramenti opposti, non cedetti alle lusinghe quando tu, sindaco in pectore di Vieste sei Tu, mi chiedevi cosa avessi voluto in cambio per entrare a far parte della vostra lista.

Rifiutai, perché avevo dato parola a Mauro Clemente. Penso di averti dimostrato cosa vuol dire per me dare la parola.

Altri invece, come Lapomarda, non si fecero scrupoli.

Per me, la parola data ha valore ed ha sempre condizionato le mie scelte, quelle buone e quelle inopportune.

Per te, invece, che cos’è la parola?

Sei mesi dopo il risultato elettorale che vi vedeva al governo della città, hai voluto che cenassimo insieme; ero stato il più suffragato degli uomini di tutte le liste elettorali e, dunque, il primo da cui partire per allargare la cerchia dei futuri elettori.

In seguito, più volte mi hai assicurato un posto in lista, davanti a più testimoni della tua stessa maggioranza, in contesti separati e distinti, da almeno un anno a questa parte. Poi, sotto le pressioni dei tuoi inquieti consiglieri, riluttanti difronte al rischio di dover cedere posizioni acquisite, ai primi cenni di campagna elettorale, ti sei sfilato dall’impegno preso con me e con Azione.

Don Luigi Sturzo sosteneva che primo canone dell’arte politica è quello di essere sinceri.

Voi, invece, siete finti per costituzione e, se qualcuno si gloria di riconoscervi “una marcia in più”, non è questa certo quella della statura morale, ma la marcia della spregiudicatezza che, essendo priva di scrupoli, permette di raggiungere più agevolmente i traguardi prefissati.

Voi non guardate alle persone in quanto tali, ma in base al profitto che da esse potete trarre.

Per questo tu, sindaco, non hai imbarazzo a trascurare ciò che hai promesso.

Allora, bene è che tu, in tempo, ti sia rivelato per quello che sei, altrimenti mi sarei dannato al pensiero di averti offerto il compito di rappresentarmi.

Io me lo sarò anche meritato, avrò peccato d’ingenuità, ma è giusto che tutti sappiano che, ormai euforici di potere, scomparsa la paura di un flop elettorale, dopo avermi spuntato le armi ed esservi assicurati che non potevo più nuocervi, mi avete escluso dal vostro strettissimo cerchio magico.

Il tempo, però, è galantuomo!

Oggi, come allora, ringrazio il Signore di avermi preservato.

Il mio spirito libero non è fatto per essere domato. Io ero e resterò libero di difendere le mie idee e le persone che in esse si rispecchiano.

Lorenzo SPINA DIANA