Ogni richiesta di accesso civico generalizzato presentata alla Regione comporterà il pagamento del «diritti di ricerca» dei documenti. Con una delibera di giunta approvata lunedì la Puglia ha introdotto una tassa sulla trasparenza dei documenti che non esiste in nessuna Regione d’Italia: 5 euro per ciascuna richiesta relativa ad atti dell’ultimo decennio, 10 euro per quelli più vecchi.
L’accesso civico generalizzato, altrimenti noto come «Foia italiano (da Freedom of information act, la legge americana che consente ai cittadini di ottenere qualunque documento detenuto dal governo) è lo strumento che permette a chiunque di ottenere atti dalla pubblica amministrazione senza dover motivare la richiesta. La legge, sul punto, è estremamente chiara: «Il rilascio di dati o documenti in formato elettronico o cartaceo è gratuito – dice il Decreto legislativo 33 del 2013 -, salvo il rimborso del costo effettivamente sostenuto e documentato dall’Amministrazione per la riproduzione su supporti materiali». È insomma consentito chiedere il rimborso delle fotocopie effettuate o del cd che contiene i dati, ma solo quello: una norma pensata proprio per evitare barriere all’accesso ai documenti.
Nella delibera di lunedì, che è passata sotto silenzio perché il titolo parla di modalità e tariffe per gli accessi agli atti (un diverso istituto giuridico, disciplinato dalla legge 241/90, dove invece è previsto il rimborso delle spese sostenute dall’amministrazione), la giunta regionale ha invece inventato il costo fisso di ricerca che include anche (l’eventuale oscuramento dei dati personali presenti negli atti/documenti oggetto di accesso». Insomma una specie di diritto di sbianchettamento che non esiste – per quanto è possibile accertare – in nessuna altra Regione d’Italia.