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LESINA-VARANO/ RETI DI COZZE E ATTREZZI DA PESCA INVADONO IL NORD GARGANO

Enormi quantità di reti tubola­ri utilizzate per l’allevamento delle cozze e boe impiegate dal settore del­la pesca invadono il mare e la costa attorno ai laghi di Lesina e Varano, nel nord del Gargano. Ad aggravare la situazione ambientale nell’area si aggiungono numerosi siti di stoccag­gio illegali presenti nell’entroterra e punti di smaltimento illecito nei pressi dei centri di raccolta dei ri­fiuti urbani. È quanto emerge dalle attività di ricerca e documentazio­ne svolte da Greenpeace nell’ambito della spedizione ‘Difendiamo il Mare’, che proprio in questi giorni attraversa la Puglia settentrionale: “Ci siamo imbattuti in uno scenario scioccante con enormi quantità di rifiuti riconducibili all’allevamento delle cozze e della pesca – racconta Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – un paradosso da parte di un settore che vive grazie al mare e che allo stesso tempo contribuisce a inquinarlo con la plastica. Eppure, tra tutte le attivi­tà di pesca, la mitilicoltura potrebbe essere tra le meno impattanti, se fatta in modo corretto”. Come evidenzia il rapporto Plastic Litter in thè Adriatic Basin diffuso nei giorni scorsi da Greenpeace, i rifiuti riconducibili alla pesca rappresentano, insieme agli imballaggi monouso, le frazioni più ab­bondanti tra i materiali in plastica dispersi in Adriatico, sia sulle spiagge che sulla superficie marina. A livello globale si stima che ogni anno finiscano nei mari del Pianeta 640mila tonnellate di reti e altri attrezzi da pesca, ov­vero circa il 10 per cento di tutti i rifiuti in plastica dispersi in mare sono rappresentati da tali oggetti, una trappola mortale per tartarughe, uccelli marini e cetacei. Inoltre, solo una minima parte di queste attrezzature è ri­ciclata: secondo alcune stime, in Europa il riciclo non supera l’l,5 per cento. Le reti e le attrezzature da pesca in plastica rientrano tra i manufatti che saranno sottoposti a nuove regolamentazioni nell’ambito della diretti­va europea sulle plastiche monouso, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 3 luglio. La direttiva istituisce regimi di responsabilità estesa dei produttori, che dovranno farsi carico dei costi di raccolta, tra­sporto e smaltimento. “La gravità dell’inquinamento da plastica – sot­tolinea Ungherese – richiede scelte ambiziose e senza compromessi. Ci auguriamo che nel recepire la direttiva sulle plastiche monouso il gover­no italiano e il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ab­biano il coraggio di mettere al primo posto la difesa del mare, senza cer­care mutili compromessi per tutelare business altamente inquinanti”.