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LE FAGGETE DEL GARGANO PATRIMONIO DELL’UMANITA’. SECONDO RICONOSCIMENTO DELL’UNESCO AL PATRIMONIO NATURALISTICO DELLA FORESTA UMBRA

Le riserve naturali di Pavari-Sfilzi e Pollinello, con valle Infernale, vanno considerate da ieri «patrimonio dell’umanità». La 44esima sessione Unesco, riunitasi a Fuzhou (Cina), ha riconosciuto «i caratteri ecologici peculiari di ulteriori faggete vetuste mediterranee».

Le ha individuate rispettivamente all’interno dei parchi nazionali del Gargano, del Pollino e dell’Aspromonte, attribuendo in particolare alla ricchissima vegetazione del pro­montorio Foggiano la patente della straordinarietà. «Ulteriori faggete vetuste» signi­fica infatti che già nel 2017 la Foresta Umbra, nello specifico quei filari impenetrabili che costeggiano le strade del mare e dell’entroterra, erano stati dichiarati «patrimonio dell’umanità», certificando così l’unicità di un posto reso fiabesco dall’intreccio di arbusti che om­breggiano (da qui il nome), nascon­dono e al tempo stesso proteggono il sottobosco. Anzi, fu proprio quel primo riconoscimento a incoraggia­re l’inoltro di un nuovo dossier, con­diviso stavolta con altri otto Paesi (Bosnia-Erzegovina, Francia, Mon­tenegro, Repubblica Ceca, Macedonia del Nord, Polonia, Serbia, Sviz­zera) e finalizzato a un ulteriore ri­conoscimento e, quindi, alla prote­zione dell’integrità di altre 78 foreste vetuste dislocate in 12 Paesi europei. Un pronunciamento che non si è fatto attendere, perché co­me detto ieri l’Unesco ha incremen­tato la superficie forestale italiana protetta di altri 8.000 ettari. «Di fat­to tracciando – il commento del ministro della Transizione ecologica, Roberto Angolani – il più grande si­to forestale continentale, di cui l’Ita­lia è assoluta protagonista a dimo­strazione delle eccellenze del nostro patrimonio naturalistico e delle co­noscenze dei nostri manager e forestali», ma al di là dei meriti indivi­duali e collettivi del Paese, segnatamente al Gargano andrebbero riconosciute ogni lode e ogni felicitazione di rito. Perché questa terra aspra, per larghi tratti selvag­gia e quindi bellissima, solo all’ap­parenza inospitale ma straordina­riamente accogliente e mite, inimi­tabile nel suo splendore mediterra­neo e nella eco delle scogliere che continuamente rievocano «scenari odissiaci», ha finito per prendersi un’altra rivincita nei confronti dei suoi principali detrattori: quelli che, sfruttandone l’incantevole bellezza, hanno ridotto Gargano e Foresta Umbra a dei bancomat per turisti senza scrupoli, senza alcuna etica.

La speranza è che la nuova procla­mazione dell’Unesco – uno storico bis che erge la Foresta Umbra a patri­monio inviolabile della Terra, non solo dell’umanità – imponga alle au­torità territoriali e regionali una tu­tela più severa, elevando al massimo grado di consapevolezza la protezio­ne e lo sfruttamento di un territorio che adesso ha tutti i gradi sul petto ma poche trincee in sua difesa.

Davide Grittani

Corriere mezzogiorno