Sarà un disegno di legge a stabilire cosa ne sarà del Piano casa. Prevale dunque la linea della giunta regionale che punta a evitare l’ennesima proroga. I consiglieri regionali rinunciano a portare avanti altri emendamenti per ampliare le maglie del Piano, la legge sull’edilizia prorogata dal 2009 che consente di demolire e ricostruire con bonus volumetrici fino al 35 per cento in più rispetto all’esistente. Ora si attende la presentazione di un disegno di legge organico da parte dell’assessora regionale all’Urbanistica Anna Grazia Maraschio, che renda stabili alcuni principi del Piano e che eviti un’altra proroga, così come accade ormai dal 2009.
In sostanza è questa la linea emersa anche nel corso dell’ultima seduta della Quinta commissione regionale, dedicata all’Urbanistica. La pressione politica effettuata dal presidente di Regione Michele Emiliano, prima, e dalla stessa assessora poi, sugli stessi consiglieri di maggioranza, ha così spinto questi ultimi a ritirare la maggior parte dei loro emendamenti. Durante la seduta sono state così votate e approvate solo due norme. La prima a firma del consigliere regionale civico Antonio Tutolo, prevede una semplificazione delle procedure per aumentare del 20 per cento le dimensioni di uno stabilimento produttivo. La seconda, a firma del consigliere dem Fabiano Amati, invece di fatto cancella una norma recente che interveniva proprio per modificare in corsa il Piano casa. Si tratta della norma, presentata dal capogruppo di Forza Italia Stefano Lacatena, e votata all’unanimità in consiglio regionale il 27 luglio scorso. Prevede che nel caso in cui si voglia fare un cambio di destinazione d’uso e realizzare appartamenti utilizzando il Piano casa, lì dove c’è un vecchio opificio industriale abbandonato, il costruttore dovrà reperire in quello stesso lotto anche le aree per realizzare servizi (parchi, asili e scuole). La norma eliminava anche la monetizzazione, vale a dire la possibilità per il costruttore – in caso di assenza di spazi per realizzare servizi – di pagare al Comune il corrispettivo di quei terreni che mancano.