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IL 19% DEI NUOVI POSITIVI AL COVID IN PUGLIA HA MENO DI DIECI ANNI

I contagi crescono. Ieri, altri 239 nuovi casi, due decessi e una incidenza dell’1,2% rispetto ai 19 mila test effettuati. Il contagio cresce in modo contenuto, certo. E senza un impatto significativo sul sistema ospedaliero, grazie alle vaccinazioni. Ma il Covid si insinua nella fascia di età non ancora vaccinabile, quindi fra i bambini fino ai 12 anni e tra coloro che invece il vaccino lo possono fare, ma non ne vogliono sapere.

In Puglia, sono quasi 400 mila a non aver ricevuto neanche una dose. E sui 3 mila e trecento pugliesi attualmente positivi al Covid, ben 567, cioè il 17% del totale, hanno meno di 10 anni. «Nella settimana fra il 25 e il 31 ottobre scorso, l’ultima presa in considerazione – spiega il direttore del dipartimento alla salute della Regione Puglia, Vito Montanaro – abbiamo registrato, nella fascia 0-10 anni, 250 casi, pari al 19% dei contagi totali. Certo non si può parlare di incidenza, però si tratta di numeri che evidenziano come il virus circoli». E circola tanto più laddove il vaccino anti-Covid non sfonda e le regole – distanziamento di un metro, mascherina nei luoghi chiusi e igienizzazione delle mani – vengono snobbate.

Le vaccinazioni contro il Covid, quindi, devono correre, a partire dalle terze dosi che non segnano ancora il passo in Puglia. Sinora solo il 20,53% rispetto a una platea di vaccinabili ad ora, secondo i target indicati dal commissario Figliuolo, pari a poco più di un milione e mezzo di persone, ha ricevuto la terza dose o quella addizionale, riservata a persone particolarmente fragili che possono fare il terzo richiamo a 28 giorni dalla seconda dose.

Nella classifica nazionale della vaccinazione per dose booster la Puglia è al quindicesimo posto con il 2,03%. Venerdì scorso sono state somministrate poco più di 10 mila dosi. La Regione si trova adesso a dover vincere le reticenze non solo dei no vax, ma anche di chi dovrebbe fare la dose aggiuntiva trascorsi i sei mesi dalla seconda somministrazione di siero. «Realizzeremo una campagna di comunicazione che agirà su due binari paralleli – spiega Montanaro che ieri ha convocato la cabina di regia regionale – quello mediatico, per far sapere a tutti della possibilità e dei vantaggi di fare la terza dose, unito al sistema della chiamata attiva. E quello rivolto a richiamare l’attenzione di chi non ha ancora fatto neanche una dose».

La cabina di regia si è riunita anche per mettere in campo una strategia in vista, a metà novembre, dell’aumento dei potenziali vaccinandi con la terza dose. Oltre a un milione di over 60, alle 400 mila persone con fragilità, in cui sono compresi gli ospiti delle rsa e ai 130 mila operatori sanitari, a breve entreranno in scena, infatti, altre tre categorie: over 50, personale scolastico e delle forze dell’ordine di tutte le età, che hanno cominciato a vaccinarsi a fine febbraio.

«Stiamo cercando di verificare – spiega Montanaro – se la struttura organizzativa, cioè il numero degli hub, fra punti vaccinali territoriali e quelli storici delle aziende sanitarie locali, siano sufficienti a garantire la somministrazione a richiesta di coloro che intendono farla». La ricognizione è in corso. In campo dovrebbero arrivare i medici di medicina generale e le farmacie. Doveva accadere già da questa estate.

«È tutto pronto – dice Montanaro – manca solo la consegna dei codici a barre delle farmacie hub, perché ciascuna farmacia registrata deve ricevere un numero di vaccini tracciabile. Con i medici di base – prosegue – l’accordo è quasi chiuso. Manca solo qualche dettaglio che perfezioneremo lunedì prossimo (domani, ndr)». Sul tavolo, non solo l’organizzazione, ma il pagamento delle singole somministrazioni che i medici di base chiedono di aumentare. Ad oggi, il medico riceve circa 25 euro per ciascuna dose a domicilio del paziente e circa 8 euro in studio. Un appello arriva da Fabiano Amati. «Non è ammessa disattenzione o rilassatezza – dice il presidente della Commissione regionale al Bilancio – perché l’emergenza non è finita né potremmo permetterci una quarta ondata da lockdown anche parziale. Per questo bisogna vaccinare a più non posso e tenere i centri aperti anche nel fine settimana. Il virus non si riposa».