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GLI EROI DEL BRIGANTAGGIO SECONDO FERRUCCIO CASTRONUOVO. IL NUOVO ROMANZO DEL REGISTA E SCRITTORE DI VICO

Sarà presentato questa sera, alle ore 18.30, nel cinema Pa­ris a Vico del Gargano, l’ultima opera fresca di stampa, di Ferruccio Castronuovo,dal titolo: “Il vento del Sud odora d’amore e di morte”. Un ro­manzo su basi storiche, dedicato al brigantaggio e ai sui “eroi” prima, “de­linquenti” dopo. Tante le personalità che interverranno per portare i saluti e per relazionare non solo sul tema del brigantaggio al Sud. Ferruccio Castronuovo, dopo aver completato un corso di regia alla RAI ha lavorato brevemente dal 1966 come assi­stente alla regia e cameraman; come attore ha continuato fino al 1997.

Nel 1972 ha diretto “Sonata al chiaro di luna” per la televisione nella sua se­rie Film sperimentali per la TV. Negli anni seguenti è stato coinvolto in pro­duzioni per programmi come TV7, Stasera G7 e Tarm Tarm; ha girato un documentario sulle opere di Federi­co Fellini (Appunti su La città delle donne). Nel 1996 ha dirige il suo pri­mo film: “Gratta e Vinci” al quale ha contribuito anche con la musica. Nel 2009, il regista francese Thierry Gentet ha realizzato il documenta­rio: “La vita, un lungo viaggio in tre­no”, sulla vita e le opere di Castro­nuovo.

Peppino Maratea, non necessita di presentazioni, introduce la narrazio­ne: “Ferruccio è di Vico e qui abita da diversi anni. La nonna e la mamma erano di Vico, il papà di Altamura. Ho incontrato Ferruccio Ca­stronuovo, la prima volta, 65 anni fa a San Menato, sulla terrazza di Valazzo. Io avevo 16 anni, lui 20 ed ave­va già tutte le caratteristiche del gio­vane promettente.

Suonava la chi­tarra e aveva portato dalle nostre par­ti il rock’n roll, a metà anni ’50. San Menaio, era la spiaggia dei Vip, la spiaggia esclusiva di Puglia, quella degli artisti. Era quella che faceva so­gnare, innamorare, creare incontri importanti. Una San Menaio che non c’è più. Ferruccio era anche un bra­vo vignettista e faceva lo ‘chanson­nier’ alla Charles Aznavour, Gilbert Bécaud, Yves Montand, tanto per intenderci. Si tratta di un libro che si legge molto bene – ha concluso il prof. Maratea -. Un romanzo sul brigantaggio eretto su basi storiche, con le pennellate dello scrittore/giomalista Castronuovo”.

Nato nel 1936, ad 85 anni, Ferruccio Castronuovo è semplicemente diversamente giovane e dà l’anteprima: “Quando ero pic­colo la zia Maria mi raccontava le favole di ‘Zia volpe e compare lupo’ e quelle dei briganti di Vico, soprattutto un certo Scirpoli che, pare, fos­se stato ammazzato proprio sulla strada Rodi-San Menaio. O la sto­ria di Pietro Iacovangelo, ‘U’pezzent’. Siamo nel 1861 – ha conti­nuato Castronuovo, come se stesse leggendo la scenografia di un film – ed è stato etichettato come brigante perché non voleva entrare nell’esercito sabaudo.

Se ne andò nella Foresta Umbra e lì rimase. In­tanto fu messa una taglia di 9.000 Lire, una cifra enorme per quei tem­pi, per chi lo portasse vivo o morto. Un parente di Iacovangelo, con la scusa di portargli del cibo, si recò nella Foresta Umbra, l’incontrò e lo uccise con un fucile. Intanto, già prima, i genitori in quanto parenti del disertore, furono imprigionati a Vico.

La guarnione sabauda a Vico, per dare un segnale forte, malgrado Iacovangelo fosse già cadavere, il suo comandante lo fece impiccare al centro della piazza, con un ta­volo ai suoi piedi imbandito di due piatti di maccheroni. Era una pie­tanza che si faceva solo nei giorni di festa- ha continuato Castronuovo – e i genitori furono costretti a mangiarli.

Questa storia è stata sempre raccontata da tutti gli anziani di Vico e trova conferme”. Castronuovo è un fiume in piena e confida altre chicche: “Le bande di briganti, all’inizio, erano filo borboni­che, erano patrioti, e volevano ripor­tare in auge il Regno di Napoli, con Francesco II e la regina Sofia. Ad esempio – ha specificato l’autore del libro- Michele Placido e il fratello di­scendono, da parte materna, da Car­mine Crocco, generale e noto bri­gante. Chissà se ciò non possa di­ventare un film”.

Durante la residenza a Roma, Fer­ruccio Castronuovo ha incontrato il prof. Franco Molfese che gli ha for­nito, documentazione non più secre­tata del 1964. “Mi sono appassiona­to a questa storia del Sud nata nel 1860, si può dire. I briganti erano fi­nanziati dai francesi, dagli spagnoli e anche da certa ala inglese.

Finite le risorse, per riportare i borboni sul tro­no, anche loro non meglio dei sabaudi, i briganti furono costretti ad assa­lire, a saccheggiare, a sequestrare le persone per trovare i soldi. Con lo­ro c’erano anche politici e soldati. Quei giovani che furono abbagliati dal­la libertà che non hanno mai avuto né prima né dopo.

È questa la morale del libro”. Castronuovo il 17 novembre sarà a Rimini a ritirare il Premio Fellini. Con il grande regista ha lavorato 10 anni.

beniamino pascale

l’attacco