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VIESTE ANTICA/ I SEGNI DEL PRIMO CRISTIANESIMO (12) – FINE –

Gli ipogei paleocristiani della « Salata » non sono l’unica testimonianza del diffondersi del Cristianesimo dei primi tempi nei nostri luoghi.

Un altro ipogeo si trova sulle pendici meridionali di una collina posta a Nord-ovest di Merino, in località « Caprarezza ». Esso è preceduto da un dromos, lungo m. 2,80, che immette in un primo ambiente circolare, nel quale si nota un solo loculo, sulla parete di fronte all’ingresso, che è costituito da un’apertura molto regolare. Un varco abbastanza ampio, sulla sinistra, immette in un secondo ambiente, che presenta sulla parete destra due arcosoli trisomi, affiancati l’uno all’altro; esso termina con un corridoio, alto appena cm. 80, che immette in un terzo ambiente, anch’esso circolare.

In questo ipogeo, che presenta una pianta molto irregolare, allungata in senso Sud-Nord-Ovest, non vi sono tombe terragne; diverse sono le pareti non sfruttate.

Nel secondo e nel terzo ambiente si nota che un tratto della parete è stato coperto con calce e pietre, per cui si ritiene che originariamente l’ipogeo in esame aveva tre ingressi distinti; ciò è dimostrato anche dalle tracce di dromos, ben visibili lungo il pendìo della collina, in direzione dei varchi chiusi.

Si conoscono, inoltre, altre due caverne che, secondo la tradizione, sarebbero state usate dai primi cristiani come luoghi di riunione. La prima trovasi « non molto distante da’ Cappuccini ( 1 ) su di una collina verso oriente avendo sotto di sè il Pantanello. È a guisa di spelonca o catacomba… » ( 2). Si tratta di una vera chiesa rupestre, interamente scavata nella roccia della collina, il cui stato di conservazione è abbastanza buono, nonostante sia stata adibita a stalla dal proprietario del terreno.

L’interno della chiesa, che costituisce un monumento di notevole interesse archeologico, appare ridotto ad un unico vano, che presenta molte colonne e alcuni « pogginoli » allo stato originario.

Sulla destra vi sono alcuni ipogei sepolcrali, le cui caratteristiche strutturali sono identiche a quelle che si riscontrano negli ipogei della Salata. Come questi essi presentano entrambi i sistemi di sepoltura caratteristici degli ipogei paleocristiani del Gargano: quello dei sepolcri sormontati da arcosoli e quello dei loculi scavati nella roccia delle pareti.

L’altra caverna esisteva (3) nelle vicinanze della torre di S. Croce, proprio alla punta dello sperone roccioso

  • Il convento dei Cappuccini, attualmente adibito a caserma della Guardia di Finanza.
  • Giuliani V., op. cit., pagg. 233-234.
  • Attualmente di quella grotta sono visibili soltanto alcuni resti, che la dinamite dei cavamonti non ha ancora mandato in frantumi.

che costituisce la Punta del Corno, non molto distante dal luogo in cui trovasi ubicato lo stabilimento conserviero della « Cirio ».

Era dedicata alla Vergine S. Eugenia; in essa si entrava attraverso « uno spiraglio superiore ». Fino al secolo scorso erano noti i luoghi dove erano gli altari e si vedevano al centro della grotta « quattro colonne nella pietra incavate, che formavano una cattedra, ed intorno anche fosse incavate per seppellirvi i morti » (4); ai lati appena vi si scorgevano alcune pitture corrose dal tempo.

A Merino, durante la campagna di scavo effettuata nella zona, sono state rinvenute alcune lucerne che presentano segni visibilissimi del primo cristianesimo (5), due delle quali recano il simbolo del pesce. La prima- è „ una lucerna completa, di dimensioni rilevanti, munita di un’ansa che termina a punta; la decorazione è costituita, nella fascia esterna, da due palmette, e, nella zona centrale, da un enorme pesce, realizzato con molta precisione. L’altra, anch’essa completa, ha un manico terminante a punta; la sua decorazione è costituita da linee a rilievo poste intorno al foro dell’infundibolo, molto grande. Nella zona compresa tra quest’ultimo e il foro per lo stoppino si trova un pesce appena abbozzato e quasi consunto.

  • Giuliani V., op. cit., pag. 234.
  • Ruberto R., Una necropoli paleocristiana nei luoghi dell’antica Merinum, in « Fotocronaca », N. 2 del 1956.

Altre lucerne recano i simboli della palma e dell’albero coi frutti, mentre altre ancora presentano simboli, fregi ed ornamenti diversi.

Molti di questi pezzi sono andati perduti, altri si conservano in un locale del Comune in attesa di una sistemazione più degna. Sono andati perduti due interessanti frammenti di lucerne di cui si conserva solo un’immagine. Esse recavano incisa la figura dell’orante e quella dell’angelo, entrambe molto stilizzate (6).

Il Ruberto, nell’articolo citato, attesta ancora di aver trovato nella zona una lucerna che presentava in rilievo un monogramma, ossia le lettere greche X e P sovrapposte, con il P fatto a rovescio.

Questi pochi reperti, oltre ai monumenti sepolcrali e alle due chiese esaminate, valgono a testimoniare la presenza del Cristianesimo nei nostri luoghi se non in età apostolica, come vogliono alcune leggende locali, certamente nei primi secoli della sua diffusione.

Michele Potito

Giorgio Vario

Da Vieste Antica – 1970 –