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PUGLIA/ IL TURISMO NELLA MORSA DELLA CRISI. ALBERGHI E VILLAGGI SPENGONO LA LUCE. “COSTI INSOSTENUBILI, NOI ABBANDONATI”.

Il rischio default è dietro l’angolo, a settembre, quando molti hotel pu­gliesi, secondo Federalberghi, non saranno in grado di pagare le bollette dell’ener­gia elettrica, il cui importo «è raddoppiato, triplicato, persi­no quintuplicato», dicono gli operatori del settore. Il grido d’allarme si fa corale, unani­me: in attesa della batosta del prossimo mese, il caro bollet­te tiene col fiato sospeso tutto il sistema alberghiero, dal Gargano a Santa Maria di Leuca.

Circa 1.400 strutture, tra hotel e villaggi turistici. Confindustria e Assohotel lancia­no anch’esse segnali di forte preoccupazione, mentre il costo dell’energia elettrica ero­de anche i residui margini di guadagno, avvicinando le aziende al punto di rottura.

«L’intero settore turistico è destinato a soccombere in mancanza di azioni concrete ed efficaci», avverte France­sco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia e vice pre­sidente nazionale della stessa associazione. «In una delle mie strutture la bolletta è pas­sata da 6 mila euro a 36 mila euro, costringendomi ad at­tingere dalle riserve, ma ora mi chiedo – scandisce ancora Caizzi – quanto potrà andare avanti questa situazione.

Gli alberghi rischiano di vedersi staccare la corrente o, nel mi­gliore dei casi, di dover tratta­re con il gestore ima dilazione dei pagamenti. Si va avanti per inerzia, ma settembre sa­rà un mese drammatico per­ché il costo dell’energia elet­trica resterà alto, mentre cale­rà il numero degli ospiti e ab­basseremo le tariffe essendo in bassa stagione».

In un mare di incertezza, dopo un’estate tra luci e om­bre per quanto riguarda le presenze turistiche, si spera che la politica lanci una ciam­bella di salvataggio per con­sentire alle imprese di rima­nere a galla. Ma il contesto at­tuale non induce all’ottimi­smo.

«Mentre le aziende lottano per la sopravvivenza – lamenta Caizzi – a Roma non c’è un governo e la Regione Puglia non fa nulla. Meno male per il gasdotto Tap che limita i danni, per quanto possibile. Tap è l’infrastruttura tanto osteggiata dal presi­dente Michele Emiliano, il quale, piuttosto che trattare con la multinazionale del gas per ottenere le royalty, com’è stato fatto in Basilicata con il giacimento Tempa Rossa, ha alzato le barricate. I soldi del­le royalty ora sarebbero stati preziosi per attenuare l’im­patto dei rincari.

E se a tutto questo si aggiunge che la Pu­glia è persino esportatrice di energia elettrica, la beffa è completa», conclude Caizzi. La Puglia, in ambito nazio­nale, è peraltro il primo pro­duttore di energia da fonte eolica e solare, come ha ricor­dato nel giugno scorso il di­rettore della sede barese della Banca d’Italia, Pietro Sambati, presentando il report 2021 sull’economia regionale.

Ma il primato, a conti fatti, vale poco. Pur essendo aumentata di circa 30 volte nel ventennio 2000-20, la produzione di energia da fonti rinnovabili copre solamente una piccola parte dei consumi finali lordi.

corrieremezzogiorno