Conoscere i giovani oggi è un compito forse ancora più complesso. Gli stimoli cui sono sottoposti generano nuove reazioni e altrettante emozioni, permettendo così un continuo alternarsi di sensazioni. Ben noto è il fatto che “ad ogni azione corrisponde ad una reazione uguale e contraria” e i giovani sono espressione di queste conseguenze. Nella società contemporanea molti sono gli stimoli e le percezioni che nascono da un singolo fattore. Se si pensa all’avvento (costante e imperativo) della digitalizzazione, si scoprono nuovi rapporti “con l’altro”. Di conseguenza, i giovani oggi sono bombardati da continue informazioni e sulla base delle esperienze personali, nonché dell’educazione (e del carattere) si concentrano le reazioni a tali concetti. Per esempio, se un tempo il bullo era fatto di carne e ossa, oggi può essere anche un leone da tastiera. Per alcuni, questi cambiamenti sono anche legati alla fede, un concetto che oggi è vittima di scherno e che vede sempre meno giovani propensi ad accoglierlo. Questo è dovuto al fatto che la fede oggi è più la conquista di un percorso spirituale?
Quello su cui però in molti concordano è che il comportamento degli adulti funge da polo per quello degli adolescenti, che ne sono specchio e sintomo costante.
A parlare di questo presso la parrocchia di San Gugliemo a Foggia c’è Don Rossano Sala,docente presso l’Università Pontificia Salesiana e direttore di NPG – Note di Pastorale Giovanile.
“Cerchiamo di parlare di sinodo ai giovani, che si è un po’ fermato a causa della pandemia e che oggi fatica a ripartire per via della guerra – commenta Don Sala -. Vediamo che la situazione globale ci crea molte tensioni. Questo sinodo è un roseto che non è ancora fiorito, perché ha generato tanti bei desideri e buone intenzioni, ma non è riuscito molto a concretizzare. Noi terremo insieme le istanze sinodali che sono uscite, quali ascolto, accoglienza, prossimità, vicinanza e dell’annuncio, in una società che ormai è orientata ad un umanesimo esclusivo. Come si fa con gli adolescenti? Si è comunità credente e se manca questo, manca il pavimento dell’evangelizzazione e dell’umanizzazione. Abbiamo bisogno di una società e di adulti che non siano adultescenti, non adulterati, ma che siano adulti come si deve. Persone che hanno incontrato qualcosa di grande nella vita e sprigionano nella loro vita questo incontro. Per noi il cristianesimo è questione di luce, di forza e soprattutto di gioia. Papa Francesco ci ripete sempre: “Evangeli gaudium”. Con gli adolescenti c’è bisogno di tanta pazienza, in quest’anno in cui festeggiamo i quattrocento anni di San Francesco di Sales, direi (come diceva lui): “Per educare una tazzina di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza”. Una piccola formula, simpatica se vogliamo, ma molto profonda. Stare con i giovani, non abbandonarli è una questione di pazienza, la prudenza nel dare le giuste indicazioni nella vita. Lasapienza nel riconoscere a quel che veramente conta. La sapienza, inoltre, ci riporta all’immagine del sale, quel non perdere sapore. Gesù ma si domanda quanti cristiani o quanto sale ci sia, ma si preoccupa che il sale non perda il suo sapore, la sua qualificazione e il suo essere. Al Cristianesimo si chiede di essere se stesso: persone felici di aver incontrato il Signore della vita e della speranza, capace di accompagnare i giovani camminando con loro. Grande tema della sinodalità è camminare coni giovani, percorrere insieme lo stesso cammino. Mi piace pensare al Cristianesimo come un grande pellegrinaggio dell’opera di Dio. In Puglia è stato inaugurato da qualche anno il cammino di Don Tonino Bello, è un’opera bella che possiamo fare con i giovani, camminare sulle opere dei Santi con loro. Dobbiamo farci conquistare dalla loro bella testimonianza di gioia, pace e amore. Camminare con coraggio, senza perdere speranza, perché uno dei rischi dei tempi di oggi è perderla. Dovremmo coltivare la speranza, organizzarla e viverla tutti i giorni”.
Una speranza che determina il cammino di una gioventù forse oggi ancora più sola, nonostante le accortezze sul politicamente corretto e una maggior elasticità mentale sui temi più vari. I giovani sono così specchio del mondo moderno, intrappolati su una tela che non ancora possono dipingere da soli, per lasciare la propria impronta, mentre costruiscono identità e valori. Giovani che lottano, che sono barometro di quelle che succede all’interno delle comunità e che come tali possono fornire informazioni e spiegazioni a quei fenomeni (come l’esodo) su cui oggi ci si pone importanti e sempre più frequenti interrogativi in cerca di soluzioni e risposte.
“I giovani sono sismografi e sentinelle del nostro tempo – prosegue Don Sala -. Pensiamo al tema della mobilità giovanile. In quanti partono dalle vostre terre cercando fortuna nel Nord Italia o nel Nord Europa? Quanti dall’Africa cercano fortuna sulle coste del Mediterraneo? Significa che i giovani, nel momento in cui si muovono, sono alla ricerca e insoddisfatti e bisogna chiedersi perché. Di cosa sono alla ricerca? Bisogna rispettarla e accettarla, cogliere le radici e le motivazioni per rispondere. Perché se ne vanno? Perché non vogliono restare? Questi sono interrogativi che una comunità cristiana si deve porre e deve cercare delle risposte. Non voglio darne di precostituite, il soggetto che deve interrogarsi è la città di Foggia e della sua diocesi. Papa Francesco ci ha chiesto di metterci in discernimento. Di valutare e giudicare le cose, di prendere decisioni rischiose e non avere paura di affrontare le sfide del nostro tempo. Pensiamo ad esempio al mondo digitale. Non è semplicemente uno strumento del demonio, ma può servire, come tutti gli strumenti, per il bene e per il male. Dipende dalla nostra coscienza morale e dalla nostra capacità educativa, dal nostro accompagnamento”.
l’attacco