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GINO LISA/ IL 30 SETTEMBRE SI VOLA MA LO SCALO E’ ANCORA IN UNO STATO DI ABBANDONO. AL BANDO PER APRIRE IL BAR NON SI PRESENTA NESSUNO, IDEM PER IL NOLEGGIO AUTO

La temperatura è sopra i trenta gradi. Il sole è rovente, come quello di luglio e d’agosto, anche se siamo al 15 di settembre. Mancano solo due settimane alla data che per molti è un sogno, per altri un traguardo, per alcuni, una croce. E mentre ti fermi al semaforo che tiene la città al­le spalle, vai verso quel sogno, quell’idea che da sempre ac­compagna la capacità di volare, che sa di progresso e di mo­derno e che alla fine, in ogni circostanza, anche in questa, non rischia di sembrare anacronistica. Perché se volare or­mai per tutti è abitudine, per questo territorio resta l’impresa più che d’Icaro, d’un Titano. Al taglio del nastro manca po­co, eppure tutto sembra immutato. Coperto dei segni del tempo. Undici anni non sono pochi. E in undici anni tutto è cambiato, sia dentro che fuori. L’abitudine ha fatto l’occhio assuefatto alle voragini, alle buche, ai mobili abbandonati al fianco della strada. A una pista ciclabile grigia d’asfalto sco­lorito e invasa di rifiuti e d’erba. Inagibile a tratti, laddove al­l’improvviso s’interrompe per non invadere il piazzale di breccia e terra delle attività commerciali che su strada s’af­facciano. Poi riprende. Si interrompe e riprende. E il ciclista s’abitua pure lui. Come s’abitua il pedone che deve attra­versare la strada a occhio, perché il bianco delle strisce pe­donali è stato mangiato dal tempo. Quel mostro, che in tan­ti anni ha preso il sopravvento sulle cose. E forse anche sui progetti. Sulle idee. Sui pensieri. In auto le buche. In bici la pista monca, sporca, senza alcun confort. In autobus quel­la zona d’attesa invasa d’erba e bottiglie, di stampelle per gli abiti e cartacce. Con vetri imbrattati di scritte e puniti da cal­ci, pugni o bastonate. Infranti. Come i sogni e i desideri. Il più grande oggi è che questo scalo funzioni. Che Foggia si sve­gli e si compri i biglietti. L’illusione? Ci sta anche quella. E ce l’hai quando vedi le auto che affollano il parcheggio la mat­tina. Sono Vigili del Fuoco. Polizia. Carabinieri. Guardia di Finanza, Manager. Progettisti. Operai. Ci sono tutti. E la conferma è il rumore assordante quando le porte si aprono. Il cantiere dentro c’è. Scale. Fili. Trapani. Metro e martello. Ma anche panino e salame. L’acqua e il caffè. C’è tutto, che si mischia in una operatività strana, che sa di attesa e di fre­nesia. Di preoccupazione e d’orgoglio. Perché nessuno im­magina che il Gino Lisa entro il 30 settembre somiglierà al­lo scalo di Bari o Brindisi e tantomeno a quello di Milano, ma sconforta l’idea che chi uscirà da queste porte per lavorare o viaggiare in questo territorio, sarà accolto dalla solita car­tolina di una città con la sindrome dell’abbandono, con l’ali­bi facile, con l’asso nella manica della politica che non ser­ve. Il sogno è stato unanime. Quella idea nata per gioco di comprare biglietti per convincere le compagnie a investire oggi non è più né un’idea e nemmeno un gioco. Tocca allo­ra scrollarsi l’apatia di dosso e dare risposte. Sistemare l’in­gresso della città. Creare uno snodo funzionante di traspor­ti su gomma che accompagni i voli. Servire l’aeroporto di at­tività commerciali. Certo, ha ragione Antonio Maria Vasile, Presidente di Aeroporti di Puglia, quando dice che non è l’immagine che ci farà volare. E che si sta facendo una pres­sione indebita su questa apertura. Ma il timore riempie l’aria. “Gli appalti sono stati rafforzati, l’opera d’arte è stata re­staurata, la parte aeronautica, che è la parte più importante di tutto il resto è a posto”, dice lui nella prima mattinata, quan­do anche se è di corsa e ha poco tempo per parlare, s’in­cazza e allora si ferma e invece di due dichiarazioni al volo, mette i puntini su tutte le i. “Non facciamo con questa aper­tura campagna elettorale. Anche il Prefetto è seccato per la pressione che si sta generando intorno all’apertura del Gi­no Lisa, perché non è campagna elettorale. Aspettiamo il 30 settembre e poi insieme andiamo a guardare e a cercare tut­to quello che non va. Diamo la serenità a chi deve lavorare, di fare gli affidamenti per bene, di definire i regolamenti, le luci in pista, le autorizzazioni. C’è da fare attenzione a mille cose, a non andare in conflitto con i voli dell’Asl”. Chiede che non si facciano pressioni alle aziende, perché tutti stanno facendo avanti e indietro molte volte e tutto sta procedendo come deve. “Però non ci possiamo aspettare che il Gino Li­sa dopo undici anni che è stato fermo, undici anni in cui tut­to è cambiato, il 30 settembre diventi l’aeroporto di Bari o di Brindisi. Quello avviene nel tempo, nella costanza del lavo­ro di ogni giorno. Non credo sia l’immagine che fa volare l’ae­roporto. Non è il prato curato, ma la costanza degli uomini”. Ormai è una strada tracciata, non si torna più indietro. Lo è per Aeroporti di Puglia e quindi per la Regione, lo è per la compagnia che ha scelto di credere in questa città. Oggi pe­rò la domanda vera è se lo è anche per la città. I foggiani, i biglietti, li hanno comprati? “Noi cosa di più possiamo fare? Abbiamo messo un capo scalo solo per Foggia. Stiamo prendendo il personale da Bari e Bat e anche i foggiani che lavorano lì per formarli sui sistemi di Lumiwings, anche per­ché quello foggiano è uno scalo di sesta generazione e sen­sibile. Però tutta questa polemica sta diventando stucche­vole. Il 30 settembre sono disponibile a cercare il filo d’erba che non va bene. Abbiamo stabilito la data del 30 settembre in tempi molto antecedenti alla campagna elettorale, non vo­gliamo che l’operazione fallisca ma nemmeno farci tirare per la giacchetta”. Non si cerca il pretesto, naturalmente, ma si cerca d’esser sentinella buona per andare a vedere come stanno andando le cose. E se dentro il cantiere c’è, l’opera­tività e la frenesia s’avvertono, fuori tutto è rimasto fermo, vecchio e sporco. Anche il cartello sei per tre. “Fai volare il tuo business”. Invita il messaggio. Ma di business in giro se ne avverte poco. Cancelli in cui tutto è in vendita. In affitto. In abbandono. Pezzi di carta provvisori attaccati in attesa di definizioni nuove. E anche il business è in attesa. Ma così, stimola poco sia la fantasia che l’azione. “Noi ci auguriamo che qui vengano anche altre compagnie, ci stiamo preoccu­pando dei costi di bollette e carburante che sono aumentati in modo che non avevamo previsto, ma stiamo andando avanti. Tra il 20 e il 22 settembre faremo altri sopralluoghi e prove generali anche in notturna, ma non mettiamo pres­sione a questi uomini che sono dipendenti pubblici, non di­mentichiamolo, e stanno subendo anche questo momento di cambiamento delicato”. Gli uomini. Le maestranze. Si la­vora per vivere. E si piange quando il lavoro manca. Eppure è stato fatto il bando per il bar all’interno dell’aeroporto e non ha partecipato nessuno. Non ha partecipato nessuno per­ché nessuno ci sta credendo. E questa è una sconfitta per il territorio. Verrà ad aprire un gruppo internazionale. Per il no­leggio delle auto? Stessa storia. Sembra arriveranno dalla Sicilia. Eppure il Gargano è grande. “Ma ci dobbiamo cre­dere soltanto noi?”, sbotta Vasile. Il dubbio è che i foggiani stanno appaltando ad Aeroporti di Puglia una cosa in cui non credono più neanche loro. “Faremo del Gino Lisa l’unico ae­roporto auto alimentato, ma c’è bisogno di voli venduti. So­no state messe quattro tratte e tutte e quattro sono buone, il Presidente della Regione Puglia ha aperto un dialogo con il Presidente del Molise e ne sono entusiasti, arriviamo fino a Beneven­to, investiamo in pubblicità per spingere i voli con ticket elettronici. Ma chiediamoci come stanno andando le vendite. Perché alla fine, io devo proteggere la mia azienda anche da strumentalizzazioni politiche. Ec­co perché dico che i manager vanno valu­tati a fine del loro mandato, fra due anni e mezzo ne parliamo. La domanda che mi so­no spesso posto, è perché prima sia fallito. E la risposta è semplice. E’ stato strumen­talizzato. Utilizzato per altro. Oggi però lo sforzo lo deve fare il territorio. La riposta più forte l’ha data Ataf, la municipalizzata dei bus”. I tassisti? Non pervenuti. Si sta anco­ra aspettando la tariffa fissa aeroporto cen­tro città. Allora tutti vogliono partecipare a questa cosa, ma chi è pronto a dare? Fog­gia, ora tocca a te rispondere. E secondo il Presidente Vasile non serve un migliaio di biglietti venduti, serve un sistema che risponda con costanza. “Immaginiamo che entro l’estate i voli siano a pieno regime per tutte e quattro le tratte e ragioniamo anche all’idea di voli charter da 150-160 per il Gar­gano, per l’estate, per i turisti. Lo aprirò l’aeroporto. Non ho altre priorità al momento. Intendo portare avanti anche la Protezione Civile. E questa decisione è stata presa nel 2018, lontano dalla campagna elettorale. Poi, mancano le imprese di pulizia? Santa pazienza, fateci aprire.

l’attacco