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LAVORO – I 70 MILA CON IL REDDITO DI CITTADINANZA CHE NON SONO MAI ENTRATI NEI CENTRI PER L’IMPIEGO

In Puglia sono le persone occupabili (sulle complessive 107 mila) che non hanno mai sottoscritto il patto di cittadinanza.

Nel territorio pugliese è la provincia di Bari a registrare il maggior numero di richieste (26.700), seguita da quella di Lecce (18.598) e di Foggia (16.415). Quanto al genere dei beneficiari, anche in Puglia è la componente femminile a prevalere (54 per cento) rispetto a quella maschile (46 per cento).

Insomma i dati dimostrano la diffusione del fenomeno e rimarcano il divario territoriale in termini economici tra Nord e Sud. Ma la situazione resta complessa. La maggior parte dei beneficiari, anche in Puglia, è ritenuta occupabile e quindi soggetta alla sottoscrizione presso i centri per l’impiego del patto per il lavoro, ma a presentarsi è poco meno della metà.

Eppure il patto rappresenta un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e prevede il dettaglio delle competenze al fine di meglio indirizzare la ricerca di lavoro, la formazione o riqualificazione professionale. Purtroppo non è così. Forse l’utenza ritiene il patto una inutile formalità, oppure i centri per l’impiego sono sotto dimensionati per fronteggiare le richieste e gli adempimenti. Rimane il fatto che al diritto di percepire il sussidio corrispondono dei doveri spesso trascurati.

Questa volta fornire dati e cifre è l’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro), che nell’ultimo rapporto di ottobre 2022, focalizza il fenomeno soprattutto sulla platea dei 920mila percettori del reddito di cittadinanza considerati in grado di lavorare. Ebbene di questi 920mila beneficiari, circa il 72 per cento, pari a oltre 660mila individui, è soggetto alla sottoscrizione del patto per il lavoro (la quota restante di beneficiari si suddivide fra gli esonerati dagli obblighi di condizionalità, i rinviati ai Servizi sociali e gli individui con una occupazione attiva).

Ebbene tra i 660mila, la quota di utenti presi in carico dai centri per l’impiego (ovvero che hanno sottoscritto il patto) è pari a poco più di 280 mila. Ciò significa che la parte restante di 380 mila (il 57,5%) non si è presentata all’appello nel centro per l’impiego per collaborare con l’addetto alla stesura delle informazioni sulle competenze e rispettare gli impegni previsti. In particolare in Puglia i beneficiari tenuti alla stipula del patto sono 107.465 e di questi solo 37.193 hanno sottoscritto il patto.

Insomma i numeri non lasciano scampo, da un lato evidenziano la dimensione del fenomeno e dall’altro suggeriscono una profonda modifica della misura di sostegno. Incalzano, così, le polemiche sul reddito di cittadinanza, per alcuni un folle assistenzialismo e per altri un aiuto concreto alla povertà, l’emblema della solidarietà sociale. Sta di fatto che la misura, nata con le migliori intenzioni, è finita nel tritacarne politico e nelle cronache giudiziarie per i numerosi “furbetti” che hanno ottenuto il reddito pur non avendone diritto.

Da tempo molti economisti invocano un intervento massivo che indirizzi i beneficiari a lavori socialmente utili, altri suggeriscono di far transitare i fondi alle imprese previe assunzioni mirate anche in sovrannumero rispetto alla loro forza lavoro, e altri ancora vorrebbero la revoca immediata del reddito di cittadinanza al primo diniego del beneficiario all’offerta di lavoro. Si susseguono ipotesi, mentre i centri per l’impiego sembrano essere in affanno e la figura dei navigator che doveva fungere da raccordo tra i diversi attori sembra essere svanita.

In sintesi la misura di aiuto è necessaria, ma presenta diverse falle che tendono ad annichilire il mercato del lavoro e a distogliere, soprattutto i giovani, ad imboccare la strada lavorativa. Ora si attende una riforma che sembra essere ancora nel grembo del possibile.

corrieremezzogiorno