Con la guerra in Ucraina che ha quintuplicato i costi di produzione e il clima pazzo con le gelate e la siccità che hanno tolto liquidità alle aziende e dimezzato la produzione, arrivano i sostegni per ammodernare i frantoi oleari, una opportunità in Puglia per 839 frantoi attivi che lavorano 53 varietà di olive per offrire al mercato 5 oli DOP e l’IGP olio di Puglia. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in relazione all’intesa sancita in Conferenza Stato Regioni per la definizione delle modalità di emanazione dei bandi regionali relativi a 100 milioni di euro a sostegno dell’ammodernamento dei frantoi. Si tratta di una opportunità per la filiera olivicolo-olearia che vale oltre 1,2 mld di euro nella sua fase agricola e 3 miliardi in quella industriale, con la Puglia che produce quasi il 50% dell’olio Made in Italy.
L’olivicoltura in Puglia rappresenta il 32% (373mila ettari) dell’intera olivicoltura italiana e il 25% della superficie agricola regionale – aggiunge Coldiretti Puglia – di cui circa la metà degli ulivi sono secolari e 3-5 milioni di esemplari addirittura planetari, dove tra Bari e la provincia della BAT ci sono ben 132mila ettari di olivo, praticamente il 35% dell’olivicoltura pugliese. Si tratta anche di una boccata d’ossigeno per i frantoi salentini che a causa della Xylella hanno venduto linee di produzione all’estero e oltre 100 frantoi negli ultimi 5 anni non hanno aperto i battenti a causa del crollo della produzione di olive di oltre il 70% in provincia di Lecce e già del 50% nella parte sud del territorio provinciale di Brindisi.
Oltre alla Xylella e alla tropicalizzazione del clima, anche sui produttori di olio extravergine d’oliva in Puglia si sono abbattuti i rincari – dice Coldiretti Puglia – con un aumento totale di oltre il 50% dei costi medi di produzione, con i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati.
Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea di cui l’olio è componente fondamentale – afferma Coldiretti Puglia – occorrono un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione ma – incalza Coldiretti Puglia – servono anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve.
Il consiglio di Coldiretti per sostenere le aziende pugliesi per non cadere nell’inganno del falso Made in Italy è quello di scegliere verificando attentamente l’etichetta. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – aggiunge Coldiretti – è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta – precisa la Coldiretti– è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani, conclude Coldiretti nel sottolineare l’obiettivo di rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal Nutriscore sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute.