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VIESTE – “BENTORNATO GIUDA”

(Riceviamo e pubblichiamo) —–

Kevin Vescera torna con questo suo secondo libro, dopo A UN METRO DI DISTANZA, e parla e si pone domande sulla fede attraverso un racconto di fantasia.

Il protagonista è Giuda Iscariota, prescelto e condannato, profondamente pentito ma non perdonato. E questo contrasta con la dottrina cristiana.

Kevin si muove sul filo di una sua teoria. L’ autore “con l’ aiuto di Dio” cerca di dare una chance a Giuda per riscattarsi. “È sempre stato giudicato e pronto a essere giudicato come colui che ha tradito il figlio di Dio”, e da qui il racconto.

 Kevin nell’ ambientazione sembra ripercorrere i luoghi parrocchiali della sua infanzia. Per i lettori “abitanti di Frantoio”sembrerà di riconoscere i luoghi che descrive. E invece no! 

Con la sua scaltrezza narrativa, Kevin, devia ogni supposizione del lettore e questo espediente alimenta la curiosità e invita a proseguire nella lettura.

Ti inoltri tra le righe dei primi capitoli e già fai parte di un mondo di atmosfere uniche, hai già scoperto la bellezza della lettura del lavoro di Kevin.

Il racconto si sposta nel campo della fantasia che però contiene una morale che sfiora la teologia. Il patto tra Giuda e San Pietro, su Mandato Divino , avviene in un vicolo stretto della ridente cittadina dove si svolge la storia. E va avanti con l’ incontro dei due protagonisti ,Giuda e Don Amedeo, un prete di cui l’ ex apostolo ha il compito di “aggiustare” perché ha perso la fede. È questa la missione affidatagli da San Pietro per la sua redenzione. I loro dialoghi si impostano inizialmente su un gioco di equivoci e discorsi a doppio senso per poi migrare in un apparente incredibile paradosso. 

Per Giuda inizia una specie di “ritorno al futuro” che affronta con la meraviglia e l’ innocenza di un bambino.

Ed ecco la fantasia.

Un libro che s’ indossa man mano che procedi mentre t’ immergi tra le righe.

Riporta alla ribalta il tema, e qui la morale e la dottrina, che in ognuno di noi è recondida la fede anche a nostra insaputa . 

Sfiora il sospetto che ci si trovi davanti a un racconto “omodiegetico” , come si dice in gergo letterario, cioè quando l’ autore e i protagonisti si identificano nella stessa persona per interrogare se stesso sul tema della fede.

C’è più religiosità in uno spirito laico perché si pone continuamente domande ed è quindi più attento e sensibile ai sentimenti che lo animano che in uno spirito religiosamente integralista e reso arido dalla routine materialistica contemporanea e accetta tutto per scontato. Perché la fede non è semplicemente una convinzione: è un sentimento di altra natura con una sua esplicita specificità. La fede afferra e fa afferrare, attrae e trasforma.

 Ecco allora uno dei doni più grandi del Dio dei Cristiani: il libero arbitrio ma anche la Misericordia e il perdono, e quindi la Grazia, per chi sinceramente si pente foss’ anche nell’ ultimo minuto dell’ ultimo giorno della propria vita che si evidenzia con “una lacrima che si fa strada sulla guancia fino al mento”. Attenzione però, non è un racconto religioso, anzi, è proprio per questo una soffusa indagine sul concetto di fede partendo da una vicenda letteraria.

Con questo racconto, Kevin, riscatta 

l’ uomo Giuda sul piano umano.

Il libro è bello. A tratti esilarante nelle situazioni e non mancano momenti in cui le corde della commozione vengono magistralmente toccate.

Come lettore seguo i lavori di Kevin e rispetto al precedente , questo “BENTORNATO GIUDA” è senza dubbio il più riuscito, per la matura sicurezza dell’ impostazione letteraria e la sapiente gradazione delle situazioni che vi sono descritte.

La storia merita una pellicola – emerge la tendenza alla sceneggiarura- ed è questo l’ augurio che ci sentiamo di fare. Perché Kevin ha la qualità di scrivere storie fantastiche e che raccontano agli uomini il loro essere Umani. 

gm