Si moltiplicano le segnalazioni da parte di cittadini viestani, preoccupati delle sorti delle grotte di San Nicola ubicate in via dell’Antico Porto Aviane. Il sito ospita un antico complesso rupestre paleocristiano di inestimabile valore ma proprio a ridosso dell’area è stato aperto un cantiere che porterà all’edificazione di un immobile residenziale.
Non solo privati cittadini, si è mossa anche l’associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e culturale nazionale, Italia Nostra. “Alla Sezione di Vieste – ha illustrato la presidente Carmela Esposito- è giunta ad ottobre scorso una segnalazione anonima relativa alla costruzione di un edificio residenziale che si paventa possa danneggiare le grotte facenti parte del complesso in oggetto, la cui rilevanza archeologico- storico-culturale è attestata da studi molteplici. Nel convegno dal tema ‘Le necropoli paleocristiane del Gargano’ la relatrice, la prof.ssa Anna Campese Simone, ricercatrice presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (‘I cimiteri tardo antichi e altomedievali della Puglia Settentrionale’), non solo comunicò la grande importanza di Vieste, ma anche certificò l’alto valore archeologico e l’importanza storico-culturale della necropoli di San Nicola, unico ipogeo trasformato in chiesa rupestre che si conosca sino ad oggi”.
Per questo Italia Nostra ha inviato richiesta di accesso agli atti autorizzativi alla soprintendente all’archeologia, belle arti e paesaggio Bat e Foggia, Anita Guarnieri, e al Sindaco di Vieste e presidente della Provincia di Foggia, Giuseppe Nobiletti, in data 24 ottobre.
“L’intervento edilizio da parte della ditta costruttrice è cominciato purtroppo qualche giorno fa con operazioni preliminari di sbancamento della roccia antistante il sito. E’ giunto inoltre alla nostra sezione da un privato cittadino un video di denuncia, pubblicato anche su Facebook, sulla presunta distruzione del sito archeologico”, il che mette ancor più in allarme l’associazione che auspica che questa iniziativa “possa essere di aiuto per la tutela del sito, patrimonio archeologico-storico-culturale”.
La necropoli, anticamente denominata “San Niccolò di Bari”, sorge su una collinetta ad ovest del Pantanello. Presenta l’aspetto di una vera e propria spelonca sotterranea. E’ divisa in quattro ampie cripte scavate nel calcare naturale. In uno degli ambienti sono ancora visibili affreschi di probabile origine longobarda. La prima cripta ha una superficie di circa 140 mq ed è sostenuta da sette colonne a sezione circolare alte 2 metri e mezzo, si ritiene che divenne sede per la celebrazione di riti sacri. La seconda di mq 60 presenta 4 arcosoli e diversi loculi.
La terza cripta, triangolare di mq 40, presenta su due pareti 13 loculi scavati, mentre il terzo lato è un muretto a secco che delimita dall’esterno. Infine la quarta si divide in due ambienti con innumerevoli loculi ed arcosoli. Tombe terragne sono presenti sia nelle cripte che nelle aree esterne.
A l’Attacco il Sindaco ha chiarito che l’area in questione è di proprietà del Comune di Vieste e che qualche tempo fa è stata liberata da chi la occupava abusivamente, peraltro rovinando alcuni affreschi risalenti all’anno Mille per un uso improprio delle grotte. “Quanto alla lottizzazione – ha aggiunto Nobiletti -, si tratta di una operazione che risale ad un periodo precedente alla mia sindacatura. Tutto quello che posso dire è che i lavori sono iniziati in virtù della presenza di tutti i pareri degli enti competenti positivi. Compreso quello della Soprintendenza, non abbiamo quindi modo di impedire la realizzazione del palazzo. La preoccupazione dei cittadini riguarda la distanza dello stesso dal sito archeologico ma quelle distanze sono state valutate da tutti gli enti preposti”.
Come ha specificato il Sindaco la lottizzazione dell’area è risalente nel tempo e la procedura è stata non poco travagliata, come ha raccontato il costruttore Graziano Del Duca a l’Attacco. “La pubblica amministrazione mi consentì di acquistare quei lotti di terreno, successivamente furono anche venduti agli acquirenti per la realizzazione degli appartamenti – ha spiegato l’imprenditore -. Solo quel punto la Soprintendenza ha chiesto di allargare il perimetro del vicino sito archeologico protetto e i relativi vincoli”.
A quel punto l’azienda ha impugnato il provvedimento e ha avuto ragione in via giudiziale conservando l’autorizzazione a costruire. “Vorrei specificare – ha poi aggiunto il costruttore viestano – che io ci tengo a salvaguardare il sito e posso garantire, da tecnico, che non andiamo minimamente ad intaccare le grotte e tutta la parte archeologica del sito. Probabilmente tutto questo polverone si sta sollevando proprio per come mi sto muovendo io a tutela del sito, un altro, forte anche di un ricorso vinto, avrebbe costruito senza pensarci due volte. Invece io mi sto preoccupando di non rovinare nulla e posso assicurare massima attenzione.
Non solo, a mie spese sto provvedendo ad approntare soluzioni alle quali non sarei peraltro dovuto ma lo faccio volentieri, pur di non rovinare la parte archeologica dell’area”.
l’attacco