Menu Chiudi

ALLARME A MANFREDONIA, DUE NOTTI DI FUOCO: NEL MIRINO PRIMA UNA MACELLERIA, POI UN BAR DEL CENTRO

Tre incendi in 48 ore e un clima di paura crescente: le auto dei titolari date alle fiamme tra Monte Sant’Angelo e la città sipontina. Indagini in corso, preoccupazione tra i cittadini.

Notte di paura tra il 20 e il 21 aprile a Manfredonia, dove due distinti episodi incendiari hanno colpito altrettante automobili in diverse zone della città, aggravando un clima già segnato da tensioni e atti intimidatori. Un’escalation preoccupante, che segue di poche ore un altro rogo avvenuto la notte precedente.

Il primo incendio si è verificato poco dopo la mezzanotte nella zona di Monticchio, dove una Smart è stata completamente avvolta dalle fiamme. L’auto apparterrebbe al titolare di un noto bar del centro sipontino. I vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere il rogo, mentre le indagini sono state affidate ai carabinieri.

Pochi minuti dopo, un secondo episodio si è registrato in viale Michelangelo, dove una Fiat Grande Punto è stata incendiata. Le prime ricostruzioni fanno pensare a un gesto doloso. Al momento, non si esclude alcuna pista, inclusa l’eventualità che possa esserci un collegamento tra i due episodi.

A rendere ancora più inquietante il quadro, c’è un altro episodio avvenuto appena ventiquattr’ore prima. Nella notte tra il 19 e il 20 aprile è stata incendiata l’auto di proprietà del titolare di una nota macelleria della periferia di Manfredonia. Il veicolo, però, è stato dato alle fiamme nel centro di Monte Sant’Angelo, dove l’uomo risiede. Anche in questo caso si indaga sull’origine dolosa.

Sebbene non vi siano collegamenti diretti con i roghi, resta forte l’eco dell’intimidazione avvenuta sabato sera, quando furono esplosi alcuni colpi di fucile contro l’auto della madre del magistrato Roberto Galli, parcheggiata sotto casa a Manfredonia. Un episodio che ha suscitato un’ondata di indignazione e ha spinto le istituzioni locali a esprimere solidarietà e condanna ferma. Galli è impegnato in alcune inchieste di rilievo nel golfo, su tutte il processo “Giù le mani”. Uno degli imputati, il 64enne Michele Fatone detto “Racastill”, è stato nuovamente arrestato pochissimi giorni fa e posto ai domiciliari con l’accusa di aver minacciato un ex collega dell’azienda dei rifiuti, “Ase”.

Tre episodi in meno di 48 ore, in due comuni vicini, e lo spettro dell’intimidazione come strumento di pressione o vendetta: il quadro che emerge è preoccupante. Le forze dell’ordine sono al lavoro per chiarire la natura degli incendi e accertare se vi sia un filo conduttore tra questi eventi.

Nel frattempo, cresce l’allarme tra i cittadini, che chiedono maggiore sicurezza e risposte chiare. In una realtà già segnata da profonde ferite, la necessità di fare luce sui fatti e di contrastare ogni tentativo di intimidazione appare oggi più urgente che mai.

immediato